Un’avventura personale e collettiva


Non è semplice il libro di Andrea Donegà sull’esperienza di una persona come don Virginio Colmegna. Lo stile a volte agiografico e una visione spesso milanocentrica rischiano di ridurre il valore di una storia alquanto significativa, fatta di successi e di insuccessi, di intuizioni profonde come di riproposizione di idee ed esperienze nate altrove, di austerità parsimoniosa “da prete povero lombardo” e di “sofisticazione di pensiero”, per usare parole piene di stima come quelle di Benedetto Saraceno (pag. 167).

In esso si ripercorre la vicenda di un sacerdote vissuto per scelta, in oltre cinquant’anni del suo ministero, nelle contraddizioni umane, sociali e politiche di luoghi periferici e con persone e gruppi marginali, senza mai eludere i cambiamenti profondi che avvenivano nel frattempo, rimanendo in dialogo dialettico con istituzioni, mondi della economia, della comunicazione e dei saperi colti.

Inviato e accompagnato da una personalità assolutamente particolare come il cardinale Carlo Maria Martini, il libro rappresenta bene l’intelligenza e la sapienza del magistero di questo vescovo gesuita, peraltro profondamente in continuità con quelli di un altro gesuita, prima vescovo e ora papa, Jorge Bergoglio. Di entrambe, don Colmegna può essere considerato un loro interprete autentico.

Come per altri cristiani – religiosi/e, laici/he, sacerdoti –, magari meno conosciuti perché al di fuori del perimetro metropolitano meneghino, si potrebbe dire che egli abbia espresso e continui, seppur oggi non più in salute, ad esprimere il nesso profondo tra il celebrare la salvezza dal male e dalla morte e il promuovere quotidianamente la salute, ovvero la vita buona, dando visibilità e protagonismo a chi non ha casa, lavoro, riconoscimento culturale, mente e corpo sani, formazione, affetti stabili, ecc.

Non a caso, si parla di un’azione costante rivolta a generare il miglioramento dei determinanti distali e prossimali della salute (pag. 88). Ed è questo, forse, un punto di particolare interesse per operatori sanitari e sociosanitari nella lettura di una avventura personale e, al contempo, radicalmente collettiva.

A fronte di una sanità sempre più iper specialistica e mercatistica, diseguale e selettiva, paradigmatica di un’idea di diritto alla salute paradossalmente “da privilegiati”, destinata a popolazioni relativamente minoritarie – ovviamente con status riconosciuto, benestanti e/o con capacità di advocacy, il libro spiega quanto sia necessario far conoscere le storie di chi non accede agli onori della cronaca. Se non per eclatanti fatti di “nera”, per reazioni infastidite dei “privilegiati” che preferiscono né vedere e neppure interrogarsi, o per i rifiuti di chi, pure marginale, vive la concorrenza nell’accesso e nell’uso residuale da parte di chi si trova in una condizione simile.

Da questo punto di vista esso traccia una “epidemiologia dei volti rimossi” di un contesto (Milano e dintorni ma, con le differenze del caso, di tanti altri luoghi), denunciando implicitamente una forte dose di a-moralità, se non di immoralità, oltre che di policies insufficienti.




Non solo. Al contempo racconta quanto sia fattivo ed efficace l’adottare tale diverso sguardo nel cercare e realizzare risposte conseguenti, una “pastorale dei determinanti” in gergo ecclesiastico, capaci di ridare capacità, dignità, autonomia e, per l’appunto, protagonismo, a chi non ha o non ha più tutto ciò.

In un incontro promosso dalla Caritas locale di un’altra città lombarda avvenuto qualche tempo addietro, ascoltando l’analisi dei bisogni rilevata e l’attività svolta, il Direttore Generale della azienda ospedaliera locale, reagendo, propose che di ciò si facesse materia per i corsi ECM dei propri sanitari affinché anch’essi possano farsi un’idea della vita “nuda” di tanti pazienti a diverso titolo problematici che accedono alle strutture sanitarie. Quanto raccontato in questo libro, in un certo qual modo, potrebbe esserne un buon testo propedeutico.

Massimo Campedelli

Rete Agenzia UP Umana Persone
Istituto Dirpolis, Scuola Sant’Anna, Pisa

massimocampedelli@gmail.com