Nota sulla risposta del governo all’interrogazione parlamentare sulla ricerca indipendente dell’AIFA

Il Governo, per bocca del Sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, ha risposto all’interrogazione parlamentare presentata da Nerina Dirindin sui ritardi nella gestione del bando 2012 della ricerca indipendente dell’AIFA. In attesa di vedere anche le tabelle che sono state allegate alla risposta, ci sono tre aspetti che meritano un commento. Innanzitutto, secondo De Filippo, l’impossibilità per l’AIFA di avvalersi della Commissione Ricerca e Sviluppo (CRS) ha determinato “un indubbio rallentamento nella fase dell’attività valutativa dei progetti”. Si tratta di una spiegazione poco credibile. Il bando 2012 è avvenuto a distanza di due anni da quando, nel 2010, la CRS era decaduta. La CRS, poi, non ha mai svolto la valutazione dei protocolli finali di ricerca, attività che è sempre stata condotta da commissioni esterne all’AIFA, composte almeno per metà da stranieri. Compito della CRS era invece quello di effettuare la prima fase di valutazione, sulle lettere di intenti, che per il bando 2012 è stata svolta dagli uffici dell’AIFA. Non essere quindi riusciti a completare da parte dell’AIFA la seconda fase di valutazione (quella sui protocolli finali), dopo l’esperienza positiva dei cinque bandi conclusi in precedenza, rappresenta quanto meno un segnale di inefficienza.
Il secondo aspetto riguarda l’assenza di informazioni sullo stato di avanzamento, che aveva spinto sedici ricercatori di differenti istituzioni a scrivere una lettera al Ministro della salute, al Presidente e al Direttore generale dell’AIFA. Nella comunicazione del Sottosegretario De Filippo si accenna a una possibile richiesta dell’AIFA al Ministero della Salute per completare la valutazione del bando 2012, utilizzando “esperti già individuati dal Ministero della Salute in materia di ricerca indipendente”. È un peccato che a quasi due anni dalla presentazione dei protocolli definitivi (giugno 2013) non sia ancora stata trovata una soluzione. È incomprensibile che nulla sia stato comunicato ai ricercatori coinvolti circa i tempi e i modi per il completamento della valutazione. L’ultimo aspetto riguarda i circa 38 milioni di euro che potrebbero essere investiti per la ricerca indipendente sui farmaci e che invece sono al momento inutilizzati. Per comprendere quante cose potrebbero essere fatte con queste risorse, basta considerare che sono stati necessari meno di 15 milioni di euro per finanziare tutti i 62 progetti riguardanti le malattie rare del triennio 2005-2007. Ancora, oltre alle ricadute conoscitive dei progetti finanziati – si pensi alle pubblicazioni effettuate sulle migliori riviste internazionali – sono stati evidenziati potenziali risparmi per decine di milioni di euro per il Servizio Sanitario Nazionale. Sebbene non sia questo l’obiettivo principale degli studi, si può affermare che la ricerca indipendente si paga da sola. La mancanza di efficienza nella gestione dei fondi per la ricerca indipendente produce quindi un danno doppio: si riducono le conoscenze e non si evidenziano interventi inefficaci sui quali si continuano a sprecare risorse.
Giuseppe Traversa
Centro nazionale di epidemiologia
Istituto Superiore di Sanità
giuseppe.traversa@iss.it