La salute non è uguale per tutti

Paolo Siani
Pediatra e Parlamentare, Direttore UOC Pediatria 1, Ospedale Santobono, Napoli – paolo.siani@gmail.com

Il treno Freccia Rossa, che collega l’Italia da Sud a Nord, è un simbolo perfetto del livello delle diseguaglianze nella salute nel nostro Paese. Partendo da Napoli, dove la speranza di vita è di 81 anni, man mano che si va verso il Nord questa aumenta fino ad arrivare a Milano, dove la stessa raggiunge gli 83 anni. Anche i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in campo sanitario si modificano da Sud a Nord del Paese. In Piemonte il punteggio LEA è di 221, in Veneto ed Emilia-Romagna 218, in Sicilia 160, in Campania 153, in Calabria 136.
Pur avendo effettuato un grande recupero, passando dal punteggio 106 del 2015 all’attuale 153, la Campania resta comunque sotto il livello minimo di LEA, che è pari a 160. Inoltre, la spesa sociale in un paesino di circa 3000 abitanti in provincia di Catanzaro è di 109 euro mentre per un paesino con lo stesso numero di abitanti ma in provincia di Parma è di 257 euro per abitante.
Basterebbero questi pochi dati per capire quanto sia importante, in questo momento storico in cui si parla dell’autonomia differenziata richiesta da tre grandi Regioni del Nord (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), porre al centro del dibattito la questione meridionale. Prima di discutere infatti di autonomia differenziata è necessario che tutti i cittadini a Vibo Valenzia o a Cuneo abbiano le stesse opportunità, gli stessi diritti, gli stessi servizi o quanto meno lo stesso livello essenziale di prestazione.
Oggi è evidente, e sotto gli occhi di tutti, di chiunque attraversi l’Italia con un Freccia Rossa, che così non è. Se, finalmente, vengono fissati i livelli essenziali delle prestazioni, secondo cui per esempio la percentuale di bambini che deve frequentare l’asilo nido è del 33% come stabilito dall’Europa, avremo, in base alla perequazione stabilita dalla Costituzione, finanziamenti adeguati al Sud per consentire almeno a 1/3 dei bambini meridionali di poter frequentare l’asilo nido.
Esattamente come accade oggi per i bambini del Nord. Ferma restando l’importanza fondamentale della famiglia nello sviluppo del bambino, molte ricerche mostrano come la frequenza dei servizi per l’infanzia produca un effetto positivo sulle competenze cognitive e sui risultati scolastici, in particolar modo per i bambini di famiglie con situazioni di svantaggio. L’assenza dei livelli essenziali delle prestazioni determina distorsioni evidenti tra le varie aree del Paese: chi non ha mai usufruito di servizi, perché impossibilitato, continua a non averne; chi, invece, ce l’ha già, viene premiato con maggiori finanziamenti.
Occorre al contrario concretamente puntare all’affermazione del principio di “equità orizzontale” di cui parlava il Premio Nobel per l’Economia Buchanan. Auspichiamo, pertanto, una forte partecipazione all’iniziativa di sabato, per non mostrarci indifferenti rispetto a quella che potremmo definire una vera e propria “secessione dei ricchi”. Nel libro “La salute disuguale”1, Sir Michael Marmot evidenzia che la povertà non è un destino e nulla di ciò che riguarda le iniquità di salute è inevitabile.



Le disuguaglianze di salute nascono dalle disuguaglianze nella società. Solo intervenendo sui determinanti sociali è possibile ridurre la palese e ingiusta differenza nella distribuzione della salute, che esiste sia tra Paesi sia all’interno di uno stesso Paese. Con quello che lui chiama “ottimismo basato sulle prove”, occorre mettere in pratica tutti gli interventi possibili per ridurre le disuguaglianze a tutti i livelli. La ragione è semplice: tutte le disparità che si possono evitare, non solo di salute, sono ingiuste. E basta questo per dire che vanno combattute. Noi abbiamo il dovere di provarci.
Un momento di confronto interessante in tal senso si svolgerà sabato 9 febbraio alle ore 10:30 presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in via Monte di Dio. L’incontro, moderato dal caporedattore di “Repubblica Napoli” Ottavio Ragone, sarà arricchito dagli interventi di Eugenio Mazzarella, docente di Filosofia teoretica presso l’Università Federico II, Massimo Villone e Paola De Vivo, rispettivamente docente emerito di Diritto costituzionale e docente di Sociologia dei processi economici presso lo stesso ateneo, e di Adriano Giannola, presidente della Svimez. È davvero in gioco, non da ora, il futuro del nostro Paese considerato nella sua unitarietà. Basti pensare, per soffermarci ancora sull’ambito a me caro della sanità e del welfare, che la ripartizione del fondo sanitario nazionale, pari a 118 miliardi, viene effettuata secondo vari parametri, il più importante dei quali è rappresentato dalla popolazione anziana. La Campania, che è una regione giovane con un’alta percentuale di persone tra 0 e 17 anni, riceve quindi minori risorse, anche se ha il più alto tasso di povertà, di mamme teenager e di genitori con livello di istruzione uguale o inferiore alla terza media, condizioni che, come è scientificamente provato, influenzano lo stato di salute. In conclusione, è di primaria importanza ragionare principalmente sui livelli essenziali di prestazioni e ridurre, per poi abolire, le diseguaglianze tra le varie Regioni prima di avanzare proposte di federalismo regionale.

Il testo è stato pubblicato su La Repubblica di Napoli,
7 febbraio 2019. https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/ 02/07/news/napoli_paolo_siani_la_salute_non_e_uguale_per_tutti_-218544457/

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