I naufraghi della nave dei folli
Maurizio Bonati
Dipartimento di Salute Pubblica
IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano
mother_child@marionegri.it

In molti, nel corso della vita, abbiamo vissuto la perdita di una persona cara, un amico, un collega, un conoscente o un paziente che ha scelto di finire la sua vita commettendo un suicidio. È un dramma che capita ovunque nel mondo e può capitare in ogni famiglia1. Quando la vittima è un giovane, come Giulia, lo sconforto e la sensazione di impotenza sono maggiori. Le domande senza risposta sono più numerose.
Per i famigliari questa morte rappresenta un peso enorme in termini di sofferenza e senso di colpa: le domande senza risposta li accompagnano per l’intera vita. Le linee guida prevedono l’attivazione di un sostegno precoce entro 72 ore dall’evento2. Ma da parte di chi? Da quegli stessi Servizi di Salute Mentale o Sociali che “avevano in cura” la vittima? Così dovrebbe essere, ma nella pratica le linee guida e le evidenze rimangono indicazioni/intenzioni, e i bisogni/diritti rimangono inevasi, per la famiglia come lo sono stati per la vittima, con il rischio di accomunarli nel sentimento di aver vissuto una vita senza scopo. Le reti amicali e sociali quando presenti rappresentano spesso l’unica risposta all’impotenza/incapacità/indifferenza istituzionale/sociale/politica. In alcune, rare, realtà associazioni di auto e mutuo aiuto suppliscono a questo vuoto 3.
Il suicidio rappresenta la decima causa di morte, ma la terza nella popolazione tra i 15 e 35 anni. In Italia il tasso suicidario è di 6,3/100 mila abitanti. I comportamenti suicidari negli adolescenti sono in aumento senza che vengano intraprese adeguate iniziative per gestirli e prevenirli.
La storia di Giulia e della sua famiglia è l’ennesima storia di abbandono nella complessa e inefficiente cura per una Salute Mentale. Imputare la colpa dell’inefficienza dei Servizi alla sola legge 180 (approvata nel 1978 e solo in parte attuata) rischia di favorire il mantenimento del sistema e di deresponsabilizzare i diversi attori coinvolti nei percorsi di cura.
Il problema non è solo italiano: è mondiale. In Italia la disattenzione per la Salute Mentale è maggiore rispetto ad altre nazioni e contro questa iniquità bisogna adoperarsi mutuando e implementando quanto altri (con difficoltà e parziale efficienza) cercano di attuare. Per esempio, è stato pubblicato a settembre il rapporto annuale sulla Salute Mentale in Inghilterra4. Anche in Inghilterra, dove il sistema sanitario è pubblico e universalistico come in Italia, la ricostruzione del sistema dei Servizi per la Salute Mentale rimane un obiettivo a lungo tempo, ma indicare le priorità per la Salute Mentale e valutare in modo continuo, formale e sistematico gli interventi indicano un’attenzione e volontà che come collettività nazionale noi non abbiamo ancora raggiunto.
Tra breve le Nazioni Unite dovranno decidere quali saranno gli obiettivi di sviluppo per il rinnovo del programma Millennium che scade nel 2015. Da più parti è sostenuta la richiesta di inserire tra gli obiettivi lo sviluppo della Salute Mentale5. Sono 450 milioni nel mondo le persone che soffrono di disturbi mentali, quindi altrettante famiglie, si stima che siano 900.000 le persone che ogni anno muoiono suicide. Per molti pazienti psichiatrici i diritti umani sono negati. Per la maggioranza dei pazienti e delle loro famiglie i livelli essenziali di assistenza, presa in carico … cura sono largamente negati.
La nave dei folli è colata a picco6, ma i naufraghi (i pazienti e le loro famiglie) non vengono ripescati e assistiti.

BIBLIOGRAFIA
1. Lewiecki EM, Miller SA. Suicide affects all of us. Lancet 2012; 379: 2316-8.
2. Bertossi F, Ginanneschi AM (a cura di). Gestione del rischio suicidario. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2013.
3. AMA Mantova. I gruppi di Auto Mutuo Aiuto a Mantova. http://amamantova.jimdo.com
4. Mehta N, Croudace T, Davies SC. Public mental health: evidenced-based priorities. Lancet 2014; http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(14)61400-8.
5. Thornicroft G, Patel V. Including mental health among the new sustainable development goals. BMJ 2014; 349: g5189.
6. Basaglia F, Ongaro Basaglia F, Pirella A, Taverna S (a cura di).
La nave che affonda. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2008.