Farmaci orfani ma ricchi di famiglia
Un farmaco estremamente popolare, capace di generare un guadagno di almeno un miliardo di dollari, è generalmente definito “blockbuster”. Storicamente farmaci di questo tipo sono stati quelli disegnati per condizioni patologiche molto diffuse (per es. Zantac, Lipitor, Plavix). Al contrario i farmaci cosiddetti “orfani” riguardano patologie e condizioni rare. Negli USA vi è una legge che li identifica in modo preciso come quelli che hanno indicazioni terapeutiche che riguardano meno di 200.000 persone. A partire dal 1983 la stessa legge, per incentivare le aziende ad investire in questo ambito, consente diversi benefici molto generosi di tipo finanziario (fino a $500.000/anno per 4 anni), fiscale (pari a una riduzione del 50% dei costi per clinical trial), regolatorio (riduzione fino a 2 milioni dei costi per le “application”) e brevettuale (7 anni di sfruttamento esclusivo). Tutto questo per venire incontro allo sforzo di chi decide di investire in aree poco promettenti in termini di mercato visto l’esiguo numero dei pazienti potenzialmente coinvolti.
A guardare però le proiezioni del 2015 sui farmaci più venduti negli USA qualcosa non torna (tabella). Infatti tra i primi dieci nomi ben 7 hanno avuto dalla FDA un’indicazione terapeutica orfana. In totale, nel 2015, per questo tipo di medicinali negli USA sono stati spesi 107 miliardi di dollari, con un’attesa di crescita per il 2020 di oltre il 10%; il doppio di quanto si registra per tutti gli altri farmaci. Molto di tutto ciò è legato sicuramente ai prezzi che sono circa 20 volte superiori per paziente/anno rispetto a quelli non-orfani 1.



Il fenomeno non è legato ad un errore nel processo di registrazione, che deve effettivamente riferirsi a sottopopolazioni molto ristrette. Piuttosto, il meccanismo è viziato da farmaci che aggiornano la prima con numerose altre indicazioni terapeutiche: alcuni autori hanno evidenziato come circa il 15% dei farmaci designati come orfani in una fase successiva ha lanciato nuove indicazioni per altre patologie. A ciò si aggiunge la facilità dei farmaci orfani di essere utilizzati in ambiti off-label, indipendentemente dalle strette maglie che sono state identificate inizialmente avvantaggiandosi dei benefici ad esso associati.
La legislazione sui medicinali orfani, anche in Europa, va considerata comunque un passo in avanti che ha permesso in molti casi di accendere l’attenzione delle aziende su malattie fino ad allora orfane di ricerca. Ciò non toglie però che anche solo il fatto che 11 dei 20 farmaci orfani a maggior uso in Europa siano stati designati per un trattamento oncologico la dice lunga su come sia necessaria una nuova riflessione sull’argomento capace di evitare gli abusi e ripristinare l’originaria intenzione di favorire terapie valide ed efficaci anche per le malattie che riguardano poche o pochissime persone.
Antonio Addis
Dipartimento di Epidemiologia,
Servizio sanitario Regione Lazio
a.addis@deplazio.it

1. Daniel MG, Pawlik TM, Fader AN, Esnaola NF, Makary MA. The Orphan Drug Act: restoring the mission to rare diseases. Am J Clin Oncol 2016; 39: 210-3.