La memoria che diventa futuro

Maurizio Bonati

Dipartimento di Salute Pubblica

Istituto di Ricerche Farmacologiche
Mario Negri IRCCS, Milano

maurizio.bonati@marionegri.it


Duro, ma adulto sarebbe riconoscere

che la condizione dell’uomo,

appeso tra vita e morte,

questo suo dato biologico, astorico,

il residuo indistruttibile di individualità

della sua sofferenza, è il limite oscuro che incontra,

al limite del suo cammino,

una emancipazione politica:

la cui forma e missione non sia nel restituire

l’uomo alla felicità, ma soltanto

(soltanto!) liberarlo dalla intollerabilità

dell’ingiustizia.

Rossana Rossanda


La relazione con gli “andati via” non ha fine neppure dopo che hanno superato i tornelli dell’aldilà, come ricorda Vivian Lamarque presentando una delle raccolte di poesie di Chandra Livia Candiani1. Versi che sono stati usati anche per la formazione degli operatori di un hospice.

Vivi e morti sono inquilini dello stesso condominio, dove le ombre possono essere anche più vive dei vivi. Fantasmi amici o semplici conoscenti della memoria, compagnia dei solitari. Spazio della memoria, presenza visibile e ricorrente dell’editoriale dell’ultimo numero annuale di R&P con i suoi “necrologi”.

Nell’anno del COVID-19 che ha generalizzato la riflessione individuale sul come porsi di fronte al dolore (sensazione soggettiva di sofferenza, fisica e/o patimento dell’animo), due contributi sono stati essenziali per fronteggiare e prevenire il dolore, in una società propensa a voltare le spalle al dolore, per (auto)difesa o indifferenza: la sconcertante e potente enciclica di papa Francesco (Fratelli tutti)2 e l’ultima testimonianza pubblica (“lezione”) a/con i giovani di Liliana Segre3.

Preziose indicazioni per la trasformazione del dolore.

L’enciclica, letta anche con occhi laici, rimanda alla figura del Samaritano per agire non solo “con il nostro amore privato, ma col nostro amore politico, perché dobbiamo pure far sì che ci sia una locanda a cui affidare la vittima, e istituzioni che giungano là dove il denaro non compra e il mercato non arriva”4. Indicazione fatta propria da Prima, la comunità i cui soci sono impegnati nel campo dell’assistenza, della sanità, della cura, della riabilitazione, della promozione umana, dell’integrazione, del superamento della marginalità sociale, della formazione e della cultura, attraverso la focalizzazione di questioni ritenute emergenti e l’individuazione di valide strategie di risposta5. Una Associazione attenta alla grave emarginazione sociale come contesto privilegiato dal quale partire per occuparsi dei diritti di tutta la comunità e avviare percorsi di sviluppo sociale ed economico.

L’intervento indimenticabile di Liliana Segre, una tappa del percorso di pedagogia civile, che con l’invito “scegliete la vita, che è straordinaria, e siate come le farfalle gialle che camminano sopra i fili spinati” rimanda a quei “fili” tesi nella vita, di materiali e per ragioni diversi, e utilizzati anche dopo6.


MEDICINA – La medicina è in primo luogo professione di servizio alle persone e alle loro esigenze, soprattutto quelle delle donne. Questo uno dei principi che ha guidato l’attività di Luca Benci (1961) giurista fiorentino, con un trascorso da infermiere ospedaliero, attivo divulgatore scientifico impegnato anche politicamente per/con pazienti e operatori sanitari. Era stato membro del Consiglio Nazionale di Bioetica.

Giuseppe Cirillo (1952) uno dei protagonisti del welfare campano. Pediatra dell’Associazione Culturale Pediatri, è stato il promotore di progetti sociali volti ad identificare sino dalla nascita, con semplici indicatori, i bambini a rischio sociale, prendere in carico le loro famiglie, cercare di attivare i fattori protettivi interni alla famiglia.

“Il tempo della comunicazione tra medico e paziente costituisce tempo di cura” è il comma 8 dell’articolo 1 della legge 219/17 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento) tanto auspicata e difesa da Andrea Lopes Pegna (1946), uomo e medico giusto, che ne sintetizza efficacemente il pensiero e l’opera.

Marco Evi Martinucci (1942), pediatra, responsabile dei progetti di Cooperazione internazionale della Regione presso l’ospedale Meyer di Firenze, medaglia d’argento al merito della Sanità Pubblica: un costruttore di comunità.

“Troppi vecchi oggi vivono fragili e dimenticati”, “Alla fine il problema più urgente sarà quello di trovare un medico, non solo una cura...”. Il geriatra Carlo Vergani (1938) si è prodigato per accompagnare alla e nella vecchiaia come parte di un viaggio. Finché il COVID-19 ha interrotto il suo viaggio, come quello di tanti anziani.

Costantino Mangioni (1935), “maestro” dell’oncologia ginecologica, ha insegnato anche umanità sociale, disponibilità e attenzione per le pazienti. Ha contribuito a lavorare producendo evidenze e indicazioni di cura adottate anche a livello internazionale. Un esempio di umiltà, competenza, onestà, infaticabile dedizione alla clinica e alla ricerca.

Pioniere della farmacologia clinica, Folke Sjöqvist (1933) è stato per lustri membro dell'Assemblea e della Commissione del premio Nobel. Ha contribuito ad un uso più razionale dei farmaci a partire dagli anni ’60: nel mondo e anche in Italia.

Ha iniziato negli anni ‘60 con iniziative per la contraccezione, continuando negli anni ‘70 per la liceità dell’aborto e negli anni ‘80 per la fecondazione assistita: Carlo Flamigni (1933) un medico a sostegno della giustizia sociale, della libertà riproduttiva delle donne.

“La pediatria è diventata la seconda specialità più sociale che ci sia in Italia dopo la psichiatria” sosteneva Pasquale Alcaro (1933), pediatra calabrese. Un uomo perbene, disponibile e cordiale, impegnato per i diritti, che ha messo le sue qualità professionali e umane al servizio della comunità, in una terra che tanto aveva bisogno e alla quale ha saputo dare.

“La destinazione più impegnativa, ma anche più ricca di contenuto umano e intellettuale della vita del medico, è fare il clinico. E io mi considero privilegiato dalla sorte per aver fatto di me un clinico – un clinico che nella sua lunga vita professionale non ha selezionato i pazienti per censo – e un educatore di medicina clinica nell’Università statale; non, o assai meno, un ricercatore”. Luigi Pagliaro (1931) grande epatologo e luminare della medicina. Impegnato nel sociale e nelle battaglie per la democratizzazione della sanità.

Peter Slight (1929), emerito cardiologo, ha contribuito alla comprensione e cura dei processi fisiopatologici alla base dei cambiamenti riscontrati in pazienti soggetti a cardiopatia ischemica, insufficienza cardiaca e ipertensione. Una presenza anche italiana.


ARTI E MESTIERI – “La normalità non esiste, esiste la natura. E gli uomini hanno bisogno di stare vicini... L’orchestra è una società ideale...

Anche l’Europa è un’orchestra a cui rivolgersi... Un grande musicista non è quello che suona più forte, ma quello che ascolta di più gli altri... La musica ci cambia la vita e ci salva. La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e non è una cosa da poco”. Ezio Bosso (1971).

Roberto Malgesini (1969): un prete giusto; un ragazzo gentile, delicato, attento, ma con una presenza efficace e concreta nella comunità, nel prendersi cura delle persone più fragili che non possono essere abbandonate da sole sulla strada.

La mano de dios: Diego Armando Maradona (1960). Il più povero dei poveri, anche da ricco. Il più solo nella moltitudine. Il più umano degli dei. “Un Dio sporco che ci somiglia: donnaiolo, loquace, ubriacone, avido, irresponsabile, bugiardo, vanaglorioso”.

Lo scrittore cileno Luis Sepulveda (1949) era uno che “Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere” come afferma il protagonista di Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Con Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare ha scritto un manuale di sogni per bambini e adulti. Il grosso gatto nero Zorba, “costretto” da una promessa a covare un uovo e a insegnare alla gabbianella che ne nasce a volare.

“Ce lo dissero le mosche. Erano milioni e il loro ronzio era eloquente quasi quanto l’odore. Grosse come mosconi, all’inizio ci coprirono completamente, ignare della differenza tra vivi e morti”.  Inizia così il più celebre reportage di Robert Fisk (1946), quello sul massacro dei palestinesi a Sabra e Chatila del 1982 del grande inviato del The Independent. Reporter di guerra, attento al particolare nella lettura critica degli avvenimenti contro il potere e alla propaganda.

“Con un nemico tradizionale tu puoi trattare, cambiare strategia, attendere. Con la malattia non puoi fare niente del genere. Non scendi mai a patti. Questa guerra contro nemici globali e ‘simbolici’ si è fatta strada dopo il secondo conflitto mondiale. Perché non indirizzare le grandi risorse, anche umane, per nuove ‘guerre’ contro i mali che affliggono i vari popoli del mondo?”. Giulio Giorello (1945) filosofo della scienza.




L’antidiva con l’eterna giovinezza della voce, Mirella Freni (Fregni all’anagrafe, 1935) forse la più celebre ed esemplare Mimì. Dal 1955 al 2005 la carriera seria e intransigente di una soprano tra le più conosciute e amate nella storia del melodramma.

Mafalda, la bambina cicciotta e contestatrice, creata da Quino, alias Joquin Salvador Lavado Tejon (1932). Controcampo di Charlie Brown: lui americano, lei sudamericana; lui vive in un universo infantile, lei in una costante dialettica col mondo adulto. Ha vissuto dal 1964 al 1973 quando è scomparsa dalla produzione del disegnatore a testimonianza di uno dei 30.000 connazionali scomparsi con la dittatura del generale Videla.

Amava le “cose pensate, riferimenti chiari per la gente comune”. Enzo Mari (1932) designer, docente e artista, impose l’idea di un design inteso come funzione sociale, come un impegno politico. La moglie, Lea Vergine (all’anagrafe Lea Buoncristiano, 1938), incollati per 54 anni, l’ha seguito il giorno successivo. Curatrice e una delle più importanti figure della critica dell’arte, impose la lettura al femminile dell’arte. “È inutile che lo spettatore cerchi nella visione di un’opera d’arte qualcosa che lo consoli. Troverà solo qualcosa che lo dilanierà. Starà a lui decidere come adoperarlo. Non si va a vedere il Botticelli o il Mantegna per avere gioia, pace e serenità”.

Dalla musica, al teatro, al cinema, alle letture pubbliche d’autore, all’intrattenimento, al video, per una platea ampia e generalista, Gigi Proietti (1930) ha fatto scuola. Con una romanità strabordante, affabulatore dissacrante è stato un amato e competente artista.

Memoria, verità e giustizia hanno caratterizzato l’attività e la vita di Marcello Gentili (1929). Avvocato della famiglia di Pino Pinelli, dei famigliari dei desaparecidos italiani scomparsi in Argentina e in Cile, delle vittime delle fosse ardeatine. “Il tentativo di far tacere i testimoni su atti gravissimi di omicidio non è tollerabile in un Paese civile” le sue parole a Buenos Aires, a Milano, a Roma, ovunque.

Grazia Honegger Fresco (1929), lunga vita dedicata ai bambini e alla pedagogia: una “pedagogia scientifica”, quella educazione indiretta, rispettosa di ogni bambino e ragazzo. Il suo lavoro, continuazione di quello intrapreso da Maria Montessori, era guidato dall’osservazione e dall’attesa paziente.

Bartolomeo Sorge (1929), gesuita, testimone e promotore della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Attivista del pluralismo, raggiunse il momento pubblico e politico maggiore con “la primavera di Palermo” nella seconda metà degli anni ‘80. Una vita incompatibile per ricevere incarichi nell’alta gerarchia ecclesiale: prima dell’arrivo di papa Francesco per il “tenore”, poi per raggiunti limiti di età.

“La musica nel cinema è quello che non si vede e quello che non si dice”, ma è quello che si sente o si fa sentire, si potrebbe aggiungere. Ennio Morricone (1928) ha contribuito a far conoscere gran parte del migliore cinema italiano.

Soy poeta, sacerdote y revolucionarioErnesto Cardenal (1925), con le radici ben piantate nella terra”, fu fondatore della comunità contemplativa di Solentiname nell’arcipelago del Grande Lago Cocibolca in Nicaragua. I taller di poesia e la pittura primitivista caratterizzavano le molte attività della comunità, fino al 1977 quando la guardia del dittatore Somoza la distrusse uccidendo parte dei suoi attivisti. Ernesto aderisce allora al Fronte Sandinista e il 19 luglio del ‘79, il poeta della rivoluzione, diventa Ministro della Cultura. Con lui altri tre preti-ministri: suo fratello Fernando, gesuita, Ministro dell’Educazione; padre Miguel Escoto, Ministro degli Esteri; Edgar Parrales alla famiglia. Un evento del realismo magico latinoamericano. Testimone e protagonista di un ciclo tragico nella storia della politica, della Chiesa, del Latinoamerica per la “liberazione”... di tutti anche con la poesia.

La ragazza del secolo scorso: Rossana Rossanda (1924), una donna di grandi passioni. “Cari compagni, costei scelse di far la rivoluzione invece che l’università, ma il risultato non si è visto, non riposi in pace”.

Aldo Masullo (1923), filosofo morale da sempre impegnato a fondare un’”etica attiva della salvezza”, ha insegnato e testimoniato l’importanza della comprensione di sé (e degli altri) come progetto e lotta a ogni forma di assolutismo: una responsabilità che si prende cura degli altri.


Bambini apocrifi

In Indonesia, nella parte interna dell’isola di Sulawesi, vi è un’area di nome Tana Toraja dove vive la popolazione dei Toraja. Tra le usanze di questa comunità, molto interessanti sono i riti funebri; in particolare il rituale di sepoltura riguardante i neonati: il corpo viene chiuso all’interno di una cavità scavata nel tronco di un albero ritenuto sacro. In questo modo, si pensa che il fusto, crescendo, porterà l’essenza del bambino verso il cielo.


Per loro non hanno scelto la terra;

la terra non sa trovare il cielo.

“Io sono un bambino dell’albero

mi spettava un mondo orizzontale

vite sorridenti in cui entrare.

Ora il mio contributo è freddo;

chiedo di essere accolto

in questa forma lenta.

Sono edera, fungo, parassita

contrappeso alla vita”.

Qualcuno ha pensato a dare un posto

perché resti qualcosa della carne

mischiata al latte. Dentro uno scavo

di legno caldo dove tacciono ripiegati

privati del loro progetto

i bambini apocrifi, destinati

a una prevaricazione accolta e subita.

Un brodo scandaloso il midollo osseo

e la linfa; fluidi tornati alla parola

dentro gangli contaminati dove scorre

una “mortevita”.

Alberi che proteggono l’ultimo tepore

nella ferita disposta; talamo sigillato

dove si compie la mescolanza la confusione

delle ossa nel legno. Tra gli scavi

della corteccia affiora il muschio

dei pensieri; atti senza movimento.

Vivono la morte, un giorno

per ogni giorno portati su

verso l’alto il gesto, ascendono

con un passo di cellulosa, proteso.

Per loro che non sanno, l’ombra

del tronco con le ore si sposta

misura tra l’erba il dono mancato.

Dove la volta si spande, tra le foglie

si fa nuovo un globulo rosso.

Madri antiche passano raccolgono

e cullano i frutti caduti.


Marco Bellini




1. Candiani CL. Bevendo il tè con i morti. Novara: Interlinea, 2018.

2. Papa Francesco. Enciclica “Fratelli tutti”. 3 ottobre, 2020. www.vatican.va/ content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html

3. Segre L. Grazie. Liliana! Cittadella della Pace di Rondine (Arezzo), 9 ottobre, 2020. https://rondine.org/grazie-liliana-ai-giovani-di-rondine-la-memoria-che-diventa-futuro/

4. La Valle R. Papa Francesco indica l’ultima carta per cambiare il paradigma dell’umano. Il Manifesto, 24 ottobre 2020. https://ilmanifesto.it/papa-francesco-indica-lultima-carta-per-cambiare-il-paradigma-dellumano/

5. Associazione Prima la Comunità. www.primalacomunita.it/

6. “Verso sera / i morti siedono sui fili della luce / come gocce di pioggia / che è già caduta”.
Chandra Livia Candiani.