recensioni


L’attività terapeutica del nulla


Era proprio necessario pubblicare un altro libro sulla omeopatia? Purtroppo la risposta è positiva perché ancora oggi nonostante lo sviluppo della cultura generale si crede che qualcosa che non contiene nulla possa esercitare un’attività terapeutica. Non si tratta di poche persone con scarsa cultura ma di tutto un insieme del mondo “intellettuale” che nonostante la mancanza di evidenze scientifiche continua ad insegnare, propagandare, prescrivere e vendere prodotti omeopatici. Ne è prova il fatto che ancora oggi nel mondo universitario sono promossi corsi che insegnano la omeopatia con l’idea che il fatto di conoscerla permetta di praticarla con intelligenza e alla fine nell’interesse degli ammalati. Molti medici – si calcola ben 20.000 – prescrivono prodotti omeopatici: pochi perché ne sono convinti, molti per far vedere che fanno qualcosa di diverso, ma di fatto associano all’omeopatia farmaci efficaci. Ci si aspetterebbe che gli ordini dei medici per ragioni deontologiche rifiutassero di accettare al loro interno i medici omeopatici, ma non è così. Recentemente una coraggiosa dichiarazione della Federazione degli Ordini dei Medici sembrava mettere uno stop all’omeopatia, ma, come spesso accade nel nostro bel Paese, alle parole non sono seguiti i fatti. Si aggiunga che in Toscana, e in modo minore anche in altre Regioni, l’omeopatia viene addirittura riconosciuta come parte della medicina attraverso l’istituzione di un ambulatorio di medicina omeopatica per la ginecologia e l’oncologia e il rimborso dei prodotti omeopatici da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Infine il punto d’arrivo è la vendita nelle farmacie che non è realizzata con “vergogna” ma addirittura promossa con insegne luminose verdi sempre ampiamente visibili. I farmacisti avrebbero la cultura chimica per sapere che vendono acqua fresca, ma così facendo rendono per nulla credibile la loro rivendicazione ad essere partecipi della missione di operare nell’interesse degli ammalati. Il top della prevalenza del mercato rispetto alle conoscenze è stato raggiunto in questi giorni. A causa della mancanza del vaccino contro l’influenza alcune farmacie hanno proposto con un cartello la disponibilità di un vaccino antiinfluenzale omeopatico! Proprio per queste ragioni benvenuto al libro di Stefano Cagliano, un medico che ha sempre avuto un grande impegno nella divulgazione della medicina che vuole basare i suoi interventi sull’evidenza scientifica.




Il titolo del libro è “Guarire dall’omeopatia” giunto ad una terza edizione riveduta e ampliata che ha il merito di essere scritto in modo chiaro senza tecnicismi, iniziando dalla storia dell’omeopatia che dopo aver raggiunto grande notorietà nei secoli scorsi continua ad essere in declino, seppure molto lento, a livello di tutto il mondo industrializzato. Vengono esposte le convincenti ragioni per cui autorità scientifiche e politiche di molti Paesi hanno indirizzato chiare informazioni ai cittadini sulla mancanza di efficacia della omeopatia e soprattutto ricordando che l’omissione di farmaci attivi può indurre danni irreparabili. Cagliano ha anche il metodo di non sottacere come l’impiego dell’omeopatia venga spesso stimolato dagli atteggiamenti di medici che invece di ascoltare i pazienti li liquidano con poche parole riempiendoli di farmaci che spesso rischiano di fare più danni che benefici. L’abbandono dei pazienti da parte della medicina quando le situazioni patologiche si aggravano è un’altra ragione per cui nella disperazione molti pazienti finiscono per affidarsi alla medicina alternativa. Tuttavia se vogliamo guardare a questo problema più in profondità ci si può accorgere che un grande ruolo è giocato dalla scarsa cultura scientifica della popolazione italiana. Perché sarebbe impossibile vendere un vino omeopatico e invece è possibile vendere un farmaco omeopatico? Perché siamo tutti cresciuti in una scuola in cui a tutti i livelli di istruzione la cultura è di tipo crociano e gentiliano, cioè letterario-filosofico-artistico. Manca la cultura scientifica, non le discipline scientifiche, come fonte di conoscenza che ha la stessa dignità delle altre fonti, ma una metodologia diversa. Sapere se un farmaco fa bene o fa male non si può chiedere al greco, al latino o alla filosofia. Solo la scienza può dare una risposta e quindi solo se la scienza si integrerà con le altre fonti di conoscenza il cittadino potrà in futuro avere gli elementi per non essere preda della ciarlataneria. Il cammino è ancora lungo e ci si augura che Cagliano e tanti altri continuino la loro utile opera di divulgazione con chiarezza, umiltà e sempre cercando il dialogo.

Silvio Garattini

Presidente
Istituto di Ricerche Farmacologiche
Mario Negri IRCCS, Milano

§teto

silvio.garattini@marionegri.it