Bambini che sognano di esistere

Gianni Tognoni

Dipartimento di Anestesia-Rianimazione e Emergenza-Urgenza, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano

giantogn@gmail.com


Dall’agosto 2017, in un Paese dell’Asia, Myanmar, controllato dai militari, pur nel travestimento di un governo civile guidato da una donna che sembra aver dimenticato di essere premio Nobel per la pace, Aung Su Ky, è in corso un genocidio: una minoranza etnica religiosa di circa un milione di persone, i Rohingyas, è stata oggetto di un attacco che ha distrutto, incendiato, reso inabitabili terre e villaggi, con morti, stupri, atrocità. Unica possibilità una migrazione forzata che si è trasformata, nelle infinite immagini che l’hanno ripresa documentando l’impossibilità di essere riconosciuti come ‘umani’, di una storia che fatichiamo a considerare nostra. Da allora questo popolo abita (se questa parola può essere utilizzata) in quello che è dichiarato dalle stesse Nazioni Unite come il più grande e invivibile campo profughi del mondo, il cui nome sembra definirne la indicibilità: Cox’s Bazar, in Bangladesh. Il 40% sono minori.

Lungo tutto questo tempo le promesse e gli impegni dichiarati da tutte le istituzioni politiche e umanitarie non si sono tradotti in nessun cambiamento sostanziale, salvo il recente ulteriore esilio forzato di una parte dei ‘rifugiati’ in un’isola artificiale esposta ai monsoni.

Genocidio significa, al di là delle atrocità, la volontà di cancellare il futuro, negando l’esistenza e più ancora l’identità di un popolo. Il modo più ‘efficace’ ed esemplare per compierlo è quello di non dare la possibilità alle nuove generazioni di sapere chi sono, perché sono lì in un mondo surreale, e fino a quando.

Queste poche parole sono anzitutto la richiesta di ‘prender nota’ di questa realtà che nessuno vuole adottare e poi di raccontare. Come un pro-memoria senza pretese, un ‘evento sentinella’ che sta prendendo piede nel campo: un augurio di futuro nonostante tutto.

Come parte di un progetto che include anche altri ‘popoli di bambini’ che hanno destini simili nel mondo, per guerre di ogni tipo, si è avviata la realizzazione di un programma di restituzione di volto ed identità. Attraverso un lavoro preparatorio con bambini Rohingyas, si realizza uno spettacolo reso accessibile per televisione che ha come protagonisti due personaggi – cartoni animati, burattini, mimi – che sono Rohingyas, due gemelli, una bambina e un bambino, Noor Yasmin e Aziz. Con i loro dialoghi, giochi, storie di vita quotidiana, rapporti, iniziative che trasformano sogni e progetti in realtà, i burattini-bambini restituiscono ai bambini veri, senza identità, il sogno di relazioni e di futuro.

È il primo passo verso un programma di educazione alla normalità della possibile presa di parola e di pensare per uscire dal nulla del campo. Le parole, i canti, le danze, le vicende-avventure di Noor Yasmin e Aziz rendono rappresentabili sogni di cui ci si può appropriare, da riprodurre, per farne un alfabeto che rende di nuovo parlanti anche i corpi. Alfabetizzazione a una fiducia in un cammino che si può fare. Nelle parole degli operatori di Sesame Street (questo è il nome del progetto): Noor e Aziz non solo condividono esperienze dei bambini che vivono nella crisi, diventano loro compagni nel superare traumi e stress, rendono visibile la resilienza, coinvolgendoli in un apprendimento che passa per la leggerezza concreta del gioco.

Gli eventi sentinella, si sa, sono simbolo-semi di comprensione e porta di entrata in percorsi reali di presa di coscienza. Il loro racconto, fragile come lo scatto di una foto, dall’interno di una realtà tanto tragica, è pro-memoria di quanto è grande il bisogno di futuro di un popolo di minori che nelle realtà delle guerre e delle migrazioni diventa sempre più grande e ignoto. È recente un libro molto bello che racconta il seguito possibile di questo ‘gioco di marionette’ in corso in un luogo surreale e concreto dell’Asia, attraverso programmi di educazione per i migranti nel Mediterraneo e in Siria1.

Perché il ‘genocidio della identità’ del popolo dei bambini orfani anche di sogni non diventi una componente ‘normale’ della nostra storia, le marionette Noon e Aziz con i loro amici Rohingyas augurano alle nostre pratiche di ricerca un futuro di creatività e di fantasia.


1. Govoni N, Novara N. Attraverso i nostri occhi. Vivere da bambini in un campo profughi. Ediz. illustrata BUR, 2020.


La morte è una consapevolezza che ci portiamo dentro dal momento della nascita. Il momento è determinato da un insieme, a volte semplice spesso complesso, di fattori indipendenti. Così la chiusura tipografica del numero di fine anno di R&P con il tradizionale editoriale della/alla memoria non ha contemplato alcuni necrologi. Maurizio Bonati


MEDICINA – Una vita dedicata alla politica con passione e impegno, Emilia De Biasi (1958) si è distinta per la salvaguardia della salute pubblica e i diritti delle donne.

Chimico di formazione, uno dei più proficui gionalisti e divulgatori scientifici. Pietro Greco (1955), allievo sulla pagina scienza dell’Unità, maestro di giornalisti e insegnanti. Autore di numerosi libri, con La scienza e l’Europa. Dal secondo dopoguerra a oggi, L’Asino d’oro, 2019, sottolinea il crescere di un bisogno in Europa di una “cittadinanza scientifica” e di una maggiore partecipazione alla vita pubblica. L’auspicio per un’Europa che sia il laboratorio di una “società democratica della conoscenza”.

Lucio Moderato (1955), psicologo-psicoterapeuta, con ironia evidenziava il lato positivo anche delle situazioni critiche. Un punto fermo e sempre presente nel mare in tempesta in cui spesso si trovano le famiglie con figli che vivono nello spettro dell’autismo. Insignito della Carica di Cavaliere all’Ordine della Repubblica Italiana per meriti scientifici e umanitari senza risparmiarsi per l’autismo, i giovani e gli adulti con autismo, il sostegno alle famiglie e la ricerca di innovazione.

“Un medico che ti abbracciava quando ne avevi bisogno”. Cionni, Roberto Cionini (1954), pediatra di famiglia a Sassuolo, aveva aderito allo studio NASCITA (R&P 2019;35:45-46), ma impossibilitato a proseguire.

Con la scomparsa delle malattie acute mortali, Gianni Mastella (1930) fu un pioniere nell’aumentare la sopravvivenza e la qualità della vita dei bambini malati cronici.

Artefice dello sviluppo della diagnosi e terapia della fibrosi cistica, la malattia genetica grave più diffusa, è stato promotore e formatore scientifico e sociale dell’appropriata presa in carico del bambino e della sua famiglia.


ARTI E MESTIERI – “Era l’anno dei Mondiali quelli dell’86, Paolo Rossi era un ragazzo come noi” quello era l’anno del pibe, quello di pablito era stato il Mondiale dell’82; un piede mancino e uno destro eroici in fisici che non erano da calciatore, immobilizzati a poche settimane di distanza. Carrasco do Brasil, El hombre del partido, Paolo Rossi (1956) un nome comune, la semplicità del porsi degli animi umili, il talento dei pochi.

“La spia che venne dal freddo”, John le Carré (David John Moore Cornwell, 1931) conoscitore del mondo dei servizi segreti, di cui aveva fatto parte. Nel 2005 la trasposizione cinematografica del romanzo Il giardiniere tenace, premiata con un Oscar, un Golden Globe e numerosi altri riconoscimenti, pone alla ribalta internazionale il caso di una sperimentazione non etica di un farmaco in Africa. Un caso oggetto nel 2000 di un’inchiesta del The Washington Post da cui le Carré ha tratto ispisrazione. Nel 1996 a Kano, in Nigeria, nel corso di una grave epidemia di meningite da meningocco numerosi bambini furono arruolati in una sperimentazione non autorizzata e all’insaputa sia delle autorità nigeriane che dei genitori dei pazienti. Ai bambini fu somministrata la trovafloxacina prodotta da Pfizer, invece del ceftriaxone che rappresentava la terapia di scelta. Un contributo di le Carré al diritto dell’accesso ai farmaci e della salute per tutti.

«Puèta, disen, d’òm inamurâ/ puèta, disen, a chi pian la sera/ e la matina s’alsa desperâ»: «Poeta, dicono, d’uomo innamorato/ poeta, dicono a chi piange la sera/ e la mattina s’alza disperato» recita Franco Loi (1930), il poeta che scriveva in milanese, uno dei poeti più noti del Dopoguerra e per distacco il più famoso tra gli esponenti della poesia dialettale milanese. «Le parole sono suoni, e l’impiego e l’accostamento di una parola o un’altra a una diversa parola non è determinato dalla logica, ma dall’impulso dato dall’emozione».

Con la teoria del “bipartitismo imperfetto” Giorgio Galli (1928) dimostrò che la politica può essere una scienza. Il mondo politico italiano è purtroppo ancora largamente antiscientifico. “La conoscenza è aumentata in modo esponenziale e sofisticato, ma non trasmesso nella sua essenzialità e implicazioni sociali e ambientali ai cittadini. Mentre la politica istituzionale e dei partiti non ha tenuto minimamente il passo”.

“Ad Auschwitz sono rimasto orfano. Quest’esperienza devastante ha fatto di me un uomo diverso, un testimone per tutta la vita”, Nedo Fiano (1925), uno degiultimi sopravvisuti di Auschwitz. Ai ragazzi delle scuole che incontrava per portare la sua testimonianza di deportato era solito dire “Io non sono venuto qui per arricchire la vostra cultura, ma se possibile il vostro cuore. Non si possono uccidere milioni di persone se c’è la solidarietà”.

“Amo la vita e la vita mi ama perché mi offre sempre qualcosa”, Lidia Menapace (all’anagrafe Lidia Brisca, 1924), staffetta partigiana, cattolica del dissenso, una delle voci più importanti del femminismo italiano, militante per la pace e i diritti.