Disinvoltura


Un cuoricino sostituisce il punto alla fine di un post sul social degli anziani: “Non più distanziamento né mascherine né screening per 12-18 anni, solo didattica in presenza e vaccinazione ad oltranza del personale scolastico. Cts di oggi h 19.30

Il messaggio è inviato da uno dei componenti del Comitato tecnico scientifico sull’emergenza da coronavirus ad una epidemiologa dell’Istituto europeo di oncologia: pochi secondi e quelle parole sono postate sulla pagina Facebook della ricercatrice. Del resto, ha spiegato Mark Zuckerberg nell’indimenticabile audizione al senato statunitense, il primo obiettivo dell’azienda di Menlo Park era rendere il mondo più aperto e connesso. A spalancare le porte delle sedute di commissioni e comitati ci pensano alcuni partecipanti, travolti dal desiderio di essere i primi a preoccupare o – più spesso – tranquillizzare gli italiani. La disinvoltura nella comunicazione si traduce in ulteriori problemi: come se ne avessimo pochi.

Eppure, non sono mancati gli avvertimenti, tra cui quello del coordinatore dello stesso Comitato. Non molto tempo fa, dopo l’ennesimo episodio, aveva dichiarato ai media che riteneva necessario “che il Comitato riesamini e ridiscuta la tematica dell’obbligo di riservatezza che incombe su ciascun suo componente, nonché del connesso obbligo di astenersi dalla comunicazione pubblica sugli argomenti esaminati dal Cts”. Da cosa potrebbe dipendere questa smania di condivisione? Secondo qualcuno, dall’aumento della presenza degli anziani, notoriamente più soli e alla ricerca di compagnia.

Per chi è avanti negli anni internet è una mano santa: “stare sui social” riduce anche il rischio di disturbi depressivi del 33% ha svelato una ricerca americana. Ma ci vorrebbe qualcuno – smanettone o mental coach – che spiegasse ai nonni un’altra delle verità confessate da Zuckerberg: “Credo sia importante avvertire la gente che l’informazione che condividiamo su Facebook viene usata”.

Ldf – luca.defiore@pensiero.it