Tre

Maurizio Bonati

Dipartimento di Salute Pubblica
Istituto di Ricerche Farmacologiche
Mario Negri IRCCS, Milano

maurizio.bonati@marionegri.it


Tre fiammiferi accesi

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte

Il primo per vederti tutto il viso

Il secondo per vederti gli occhi

L’ultimo per vedere la tua bocca

E tutto il buio per ricordarmi queste cose

Mentre ti stringo fra le braccia.

Jacques Prévert


Tre numero naturale perfetto, triangolare. Perfetto anche per i cinesi perché numero della totalità cosmica: cielo, terra, uomo. Numero della Trinità cristiana, ma anche della Trimurti induista (Brahma, Shiva, Vishnu). Tre le croci sul Gòlgota e tre le madri anche nella pietas di De Andrè1.

Tre sono le cantiche della Divina Commedia e multipli di tre i canti e i gironi. Il tre è dominante nelle classifiche autunnali delle vendite librarie: Tre di Valérie Perrin2, Tre piani di Eshkol Nevo3, Tre cene… di Francesco Guccini4. Nell’attesa che da un film venga scritto un libro, il libro di Nevo ha “ispirato” Nanni Moretti e quindi l’adattamento cinematografico con standing ovation al Festival di Cannes 2021 e in programmazione autunnale nei cinema. ‘A jatta (la gatta) il tre nella smorfia, il numero più giocato e fortunato. Ma il tre più ricorrente nell’autunno 2021 è quello della terza dose.

A quasi due anni dall’inizio della pandemia i criteri su cui le decisioni di salute pubblica (quelle che interessano tutti a livello globale e locale) vengono prese e comunicate non sono migliorati nel tempo creando incomprensioni e alimentando crontrarietà. “Dobbiamo usare la terza dose, è ovvio” (Ilaria Capua). Purtroppo non è ovvio per i più, come non è comprensibile perché sia iniziato con i cittadini con età maggiore di 60 anni, per poi passare rapidamente a quelli minori di 40 anni, quelli con elevata fragilità, trapiantati e immunodepressi o operatori sanitari e sociosanitari. La terza dose (booster = dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario) si fa con vaccini a mRNA messaggero (Pfizer dosaggio intero o Moderna metà dose) sia per coloro che hanno completato il primo ciclo vaccinale con gli stessi vaccini a RNA messaggero, sia per gli altri che avevano fatto la doppia dose di AstraZeneca o il vaccino monodose di Johnson & Johnson.

Per i pazienti immunodepressi o trapiantati la terza dose rappresenta una dose addizionale per il completamento del ciclo primario che per loro prevede tre dosi per raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. Informazioni giunte all’attenzione dei cittadini in forma spezzettata a colpi di circolari e interviste giornalistiche. Decisioni prese sulla base di dati forniti da Pfizer su volontari di studi pubblicati sulla letteratura scientifica successivamente alle decisioni. Per cui le decisioni non sono basate su pubbliche evidenze, ma su aspettative seppur potenzialmente probabili: “Anche se non c’è evidenza diretta che l’abilità di produrre anticorpi protegga contro il Covid-19, ci si aspetta che la terza dose aumenti comunque la protezione, almeno in una parte dei pazienti immunocompromessi”, “… un richiamo può essere considerato almeno 6 mesi dopo la seconda dose per le persone al di sopra dei 18 anni”5.

Alcune settimane dalle decisioni delle Agenzie internazionali sono stati pubblicati i risultati di un ampio studio osservazionale israeliano6 che, seppur con molte limitazioni per una generalizzazione a tutti gli altri contesti e alcune perplessità rispetto alle evidenze dopo il ciclo primario pubblicate,7 possono dare, in parte, ragione alla raccomandazione per una terza dose.

L’anno del tre sta concludendosi. Forse il 2022 sarà all’insegna del quattro, quello della (coda della) quarta ondata8, quello della quarta dose… ‘O puorco il quattro nella smorfia napoletana, auspicabile per i significati positivi (abbondanza e ricchezza), o ancor meglio le associazioni che ne fanno i cinesi (la passione fisica, la correttezza, il rispetto per gli altri).


BIBLIOGRAFIA

1. Reverberi GP, De Andrè F. Tre madri.
Album La buona novella, 1970.

Tito non sei figlio di Dio / Ma c’è chi muore nel dirti addio

Dimaco ignori chi fu tuo padre / Ma più di te muore tua madre

Con troppe lacrime piangi Maria / Solo l’immagine d’un’agonia / Sai che alla vita nel terzo giorno /
Il figlio tuo farà ritorno/Lascia noi piangere un po’ più forte / Chi non risorgerà più dalla morte /

Piango di lui ciò che mi è tolto / Le braccia magre la fronte il volto/Ogni sua vita che vive ancora /

Che vedo spegnersi ora per ora / Figlio nel sangue figlio nel cuore /

E chi ti chiama “Nostro Signore” / Nella fatica del tuo sorriso/Cerca un ritaglio di Paradiso / Per me sei figlio vita morente/Ti portò cieco questo mio ventre /
Come nel grembo e adesso in croce /

Ti chiama amore questa mia voce / Non fossi stato figlio di Dio / T’avrei ancora per figlio mio.

2. Perrin V. Tre. Roma: Edizioni e/o, 2021.

3. Nevo E. Tre piani. Milano: Neri Pozza, 2017.

4. Guccini F. Tre cene (l’ultima invero è un pranzo). Firenze: Giunti Editore, 2021.

5. European Medicines Agency. Spikevax: EMA recommendation on booster. 25 ottobre 2021 https://www.ema.europa.eu/en/news/spikevax-ema-recommendation-booster
(ultimo accesso 10 dicembre 2021).

6. Barda N, Dagan N, Cohen C, et al. Effectiveness of a third dose of the BNT162b2 mRna Covid-19 vaccine for preventing severe outcomes in Israel: an observational study. October 29, 2021 doi:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(21)02249-2.

7. Saracci R, Bonati M. Is Pfizer’s prime Covid-19 vaccine efficacy waning within a year? BMJ 2021; 375: n. 2814. https://www.bmj.com/content/375/bmj.n2814/ RR-0 (ultimo accesso 10 dicembre 2021).

8. Maciocco G. La quarta ondata. Salute Internazionale
29 novembre 2021; www.saluteinternazionale.info/20 21/11la-quarta-ondata/ù


Proseguono invisibili

MEDICINA Cent’anni vissuti con il cuore quelli di Fausto Rovelli (1918), padre della cardiologia italiana. Con il GISSI (Gruppo Italiano per lo Studio della Streptochinasi nell’infarto) ha mostrato prove evidenti dell’efficacia e sicurezza del trattamento trombolitico endovenoso nell’infarto miocardico acuto diventando un riferimento internazionale nel panorama e pratica cardiologici. Il primo studio collaborativo che caratterizzò per dimensioni, partecipazione e risultati l’attività dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi.

Maestro, non solo di medicina, Domenico Costantino (1930) ha coltivato fiori, professionisti e cittadini con spirito giacobino e (anche) la musica di Beethoven. “Corre voce/ corre voce che nelle lontane, sperdute gialle praterie/ormai deserte e non più calpestate dagli zoccoli delle nere e gibbute mandrie/qualcuno che vive di lontani ricordi abbia chiesto mie nuove/Ma io devo rinnovare la vigna/devo liberare la terra dalle vecchie e contorte radici che la imprigionano”.

Accademico dei Lincei, Giorgio Forti (1931), dallo studio sperimentale della fotosintesi dal punto di vista biochimico, biofisico e fisiologico, di cui era un esperto del mondo scientifico, alla tutela dell’ambiente e dei luoghi di lavoro la sua conoscenza si è sempre caratterizzata per il sostegno al diritto alla salute. Giorgio era anche un giusto. Membro di Rete Eco-Ebrei contro l’Occupazione, la passione per la Palestina era unita al significato del suo essere ebreo pro Palestina e per uno Stato per due popoli.

Oltre ai numerosi premi e onoreficienze nazionali e internazionali ricevuti nel corso della sua carriera di insigne cardiologo era famoso per essere stato il cardiologo personale della regina Elisabetta II e di Giovanni Paolo II. Attilio Maseri (1935) come filantropo ha costituito la fondazione benefica “Per il tuo cuore” e come mecenate ha donato all’Università degli Studi di Udine la storica biblioteca Florio, contenente oltre dodicimila volumi raccolti dalla metà del Settecento, e lo storico Palazzo Antonini. Da ricercatore clinico contribuì alla conoscenza della sindrome coronarica acuta sia in termini etiopatologici che diagnostico-terapeutici.

Dalla Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni, MI) alle zone di guerra, lottando dapprima contro i “Pappagalli verdi” poi (anche) per l’accesso alle cure dove negate, con Emergency. “I pazienti vengono sempre prima di tutto”. Gino (Luigi) Strada (1948): un sognatore. Quando il sogno diventa realtà forse hai concluso.



ARTI E MESTIERI – Angelo Del Boca (1925) storico, scrittore, giornalista e partigiano squarciò il velo di omertà su una delle pagine peggiori della Storia italiana: l’utilizzo di gas mortali e altre armi chimiche nella sciagurata impresa coloniale africana. Massimo esperto della Storia libica, si poneva dalla parte dei popoli che avevano subito la colonizzazione.

Inventore del sirtaki, sul metro della danza popolare hasapiko, ha difeso la conservazione delle antiche tradizioni contribuendo al rinnovamento dell’identità culturale. Mikis Theodorakis (1925) arrestato, incarcerato, torturato, esiliato è stato più di un celebre compositore greco: un enorme artista, un mediocre politico.

“I miei film sono storici, politici, appassionati ritratti grotteschi della società del mio tempo”: il contributo di Lina Wertmüller (Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Español von Braucich, 1928). Partita con un folgorante esordio felliniano (“I basilischi”) ha dato voce ai vari Mimì e Pasqualini con un Oscar alla carriera e una nomina a Cavaliere della Repubblica. Il giornalino di Gian Burrasca con Rita Pavone, nella metà degli anni ‘60, divenne un cult dei sabato sera televisivi. Con “Io speriamo che me la cavo”, del 1992 con Paolo Villaggio e un esercito di bambini, ha chiuso un cerchio su un periodo della storia d’Italia evidenziando problemi ancora irrisolti e sentimenti ricorrenti.

“Una femminista distratta” Laura (Malini) Lepetit (1932) aprì la casa editrice La Tartaruga con Gita al faro di Virginia Wolf che sino ad allora (1975) non era mai stato tradotto in italiano, aggiornando gli scaffali di intere generazioni e interi immaginari culturali e politici.

Giornalista, scrittrice, produttrice cinematografica, ma soprattutto operatrice di pace. Anna Cataldi (1935) ha usato la parola scritta e la testimonianza con ogni risorsa per i diritti umani: un impegno particolare per gli amici afghani.

“La danza è poesia perchè il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica”. Carla Fracci (1936) una vita in volo o sulle punte. L’incredibile ascesa della figlia di un tranviere che viveva in una casa di ringhiera senza bagno. “Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d’élite, relegato alle scatole d’oro dei teatri d’opera”.

“La pantera di Goro”, dalla foce del Po alla Legion d’Onore, voce immensa, Milva (Maria Ilvia Biolcati, 1939). Con una memorabilde Opera da tre soldi o recital memorabili come quelli con Piazzolla, “la rossa”, “Venuta su a patate e lenti Negli occhi sempre sorridenti E gli anni della sua bellezza venti, E la rossa è li a cantar” come la cantava Jannacci.

“Il mio interesse per i libri ha origini abbastanza remote: anche quando non sapevo ancora leggere, amavo andare con grossi volumi sotto il braccio, su cui disegnavo strane e primordiali figure”. Roberto Calasso (1941) ha contribuito allo sviluppo di nuove e diverse intelligenze e ha permesso che gli orizzonti della conoscenza si allargassero.

Raffaella Maria Roberta Pelloni, Raffaella Carrà (1943), gioiosa immagine televisiva di femminilità popolare in un paese cattolico. Il primo dissacrante ombelico e il “tuca tuca” degli anni ‘70 hanno contribuito “a fare molto fuoco” anche per i diritti civili rendendola anche un’icona della comunità internazionale Lgbt+.

“E guarirai da tutte le malattie/Perchè sei un essere speciale/Ed io, avrò cura di te” da La cura, 2000. Franco Battiato (1945) artista, musico, poeta, sperimentatore, solitario protagonista della cultura italiana. Un ricercatore sulla umana e struggente fragilità: sua e di tutti.

“Ma se questo è il prezzo lo abbiamo pagato, nessuno più al mondo deve essere sfruttato” colonna sonora del ‘68 italiano. Con Contessa, Valle Giulia, Il vestito di Rossini Paolo Pietrangeli (1945) ha cantato una stagione antica della nostra storia, sebbene ancora oggi bisogna adoperarsi per un’Italia più giusta e più felice.

“116. 118. Alè Antonio, che sei il più forte del mondo. Alè Beniamino, ancora. Andiamo! Andiamo a vincere! Questo è il K2 italiano. Si guarda a sinistra, si guarda a destra. E vince l’Italiaaaaa”. Osmosi tra empatia e sport, tachicardia ed emozioni, Giampiero Galeazzi (1946) economista con indirizzo statistico diventato volto e voce nazionalpopolare dello sport. Con Enrico Ameri, Sandro Ciotti e Beppe Viola fuoriclasse della comunicazione la cui forma ed esito non hanno ancora contaminato l’informazione scientifico-sanitaria popolare, come anche il periodo pandemico purtroppo ha sottolineato.

“Per me narrare è stabilire relazioni, la relazione è l’essenza del racconto”. Daniele Del Giudice (1949) uno dei grandi scrittori contemporanei che nel segno di Calvino ha saputo narrare attingendo con appropriatezza a scienza e tecnica. Un Maestro nell’uso delle parole, quelle che troppo precocemente ha smarrito: prima che l’Alzheimer lo invalidasse e ci limitasse tutti.

Ha magistralmente rappresentato la storia spagnola recente e ha dato voce a chi non l’aveva mai avuta (“narratrice dei perdenti”). Almudena
Grandes
 (1960) con passione civile e qualità stilistiche è stata autrice letteraria e popolare sin dal suo esordio erotico con Le età di Lulu (nel 1989 da cui il regista Bigas Luna ha tratto il film con Francesca Neri), percorso di educazione sentimentale verso l’età adulta e autonoma, che l’ha portata ad attraversare il Novecento spagnolo. Nel 1936, mentre Madrid è sotto le bombe dell’esercito nazionalista, il giovane Guillermo García Medina, ispirato dalle idee libertarie del nonno che lo ha cresciuto, diventa «il medico dei rossi» e presta soccorso ai combattenti repubblicani (I pazienti del dottor Garcìa), imparando a praticare le prime trasfusioni di sangue. Un romanzo coinvolgente di una scrittrice contemporanea dove la storia è sfaccettata anche da professione e amore.