Un manuale per ripensare
i servizi per l’infanzia


La prospettiva di un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai 6 anni apre scenari innovativi e dall’enorme potenziale: poter progettare modelli organizzativi e gestionali, spazi, contenuti pedagogici-educativi con una visione diacronica e sincronica; poter costruire alleanze educative con le famiglie in divenire e di lunga durata in parallelo alle fasi di crescita dei bambini; attivare processi di co-costruzione dei servizi con la comunità educante attraverso continui monitoraggi e processi di auto valutazione ciclici e ricorsivi.

La realizzazione e il governo del sistema integrato 0-6 saranno però realmente possibili se si attiva un percorso culturale e pedagogico che, a partire dai nidi, dalle sezioni dell’infanzia, dagli istituti comprensivi, coinvolga tutte le persone che a vario titolo hanno responsabilità educative: decisori politici, amministratori locali, famiglie, enti gestori, oltre che educatori, insegnanti, dirigenti1.

Il Manuale dei Servizi Educativi per l’Infanzia2 è un ottimo compendio per avere tutto a portata, dato per dato, aspetto dopo aspetto. Suddiviso in 6 macro ambiti (Programmare, Progettare, Gestire, Qualità, Sistema integrato) e con una suddivisione per Regioni utile per muoversi nel documento rintracciando solo le informazioni che servono per agire a livello locale, ma interessante anche per osservare varietà e differenze a livello nazionale. Questo documento permette di orientarsi e approfondire, anche con rimandi a numerose schede e banche dati, tutti gli aspetti organizzativi, pratici e teorici necessari per l’implementazione dei servizi educativi alla prima infanzia.

È agli aspetti organizzativi che fa principalmente riferimento il Manuale. Colpisce ad esempio come gli spazi, gli arredi e gli aspetti architettonici siano così tanto centrali nel documento, redatto infatti anche da un architetto unitamente a pedagogisti dell’Istituto degli Innocenti di Firenze. Vero è che l’ambiente è da considerarsi come il “terzo educatore” e che molte cose si possono dire anche attraverso l’organizzazione degli spazi e dei servizi; come dire: un buon contenitore pone le premesse perché all’interno rientrino competenze, esperienze, progettualità e visioni almeno altrettanto buone.

Un Manuale “per principianti”, ma anche per “professionisti” che unito alle Linee Pedagogiche per il Sistema Integrato Zerosei3 può orientare il lavoro di molti operatori anche nel ripensare i propri servizi in ottica 0-6.

Si parte dalla struttura e dall’organizzazione, ma questi aspetti, così come i contenuti e i presupposti pedagogici, vanno messi a fuoco, sviluppati e fatti evolvere con i tempi e con un certo grado di flessibilità. Personalmente mi colpisce molto leggere nero su bianco nel paragrafo sulla progettazione delle strutture che, ad esempio, “in corrispondenza del fasciatoio ci debba essere una vetrata che consenta a chi cambia un bambino di non perdere di vista gli altri spazi della sezione”4. Utile consiglio, innegabile, a cavallo tra soluzione architettonica e di facilitazione della gestione dell’attività educativa, peraltro utilizzato nell’esperienza di moltissime strutture educative alla prima infanzia anche del passato5.




Ma mi chiedo se in un Manuale istituzionale come questo, redatto nel 2020 ma di cui la maggior parte delle persone prende visione a partire da questi mesi del 2022, che ogni persona/organizzazione dovrà calare nella sua realtà scontrandosi contro tanti limiti, ma altrettanto incontrando anche tante altre opportunità non elencabili ma magari altrettanto funzionali, sia scelta utile entrare così nel dettaglio di consigli tecnici (e il Manuale ne è pieno) e non possa essere invece più corretto limitarsi a sottolineare i presupposti teorico – pratici e di senso che devono sottostare la strutturazione e la qualificazione di uno spazio per la prima infanzia. Potrebbe forse essere utile lasciare più spazio alla creatività, all’innovazione, alla libertà di creare in certi luoghi e in certi contesti senza creare ulteriori rigidità oltre quelle che già la normativa pone. Per Mitades ad esempio la flessibilità anche degli spazi è sinonimo di qualità oltre che di sostenibilità dei servizi educativi alla prima infanzia: integrarli con la possibilità di cambiare setting, garantendo sempre le caratteristiche di sicurezza e contenimento fisico ed emotivo dei bambini, dei genitori e dei lavoratori, è per noi un modo di far entrare il mondo, la quotidianità e i reali bisogni delle persone nei nostri servizi educativi. Di questo la legge non può farsi carico, non può prevedere la flessibilità massima soprattutto in servizi di cura per minori, ma un Manuale potrebbe condividere tutte le premesse necessarie alla costruzione di un servizio e al contempo lasciare spazio allo slancio creativo. Senza irrigidire dicendo ad esempio che la presenza di “laboratori, atelier, ambienti organizzati per usi specifici offrono opportunità molto positive […] sia un indicatore di qualità della struttura del nido e del suo funzionamento”6. Su questo non concordiamo: non tanto in merito alla validità di ambienti così strutturati qualora presenti e desiderati, ma quanto nella scelta di scriverlo nero su bianco come se questa e solo questa fosse la strada.

In merito alla necessaria flessibilità delle indicazioni per i servizi educativi alla prima infanzia e alla loro continua necessaria contestualizzazione nella realtà, uno sforzo in tal senso è stato fatto relativamente alle Linee Pedagogiche su cui anche le indicazioni contenute nel presente Manuale si appoggiano. Tra aprile e luglio 2021 è stata infatti indetta una consultazione pubblica sulle Linee Pedagogiche per il Sistema Integrato Zerosei e da questa sono emersi alcuni temi sui quali sono stati approvati nuovi approfondimenti:  diversità individuale, disabilità, inclusione  multiculturalità, multilinguismo e intercultura  contrasto agli stereotipi  educazione estetica, molteplicità dei linguaggi espressivi  educazione alimentare, educazione al rischio  governance e garanzie di qualità del sistema  coordinamento pedagogico  professionalità, partecipazione e collegialità7.

Questo è un esempio di come qualunque linea di indirizzo si scontri e si debba confrontare con l’attualità: oggi ancora chissà quanti e quali altri temi emergerebbero. I servizi educativi all’infanzia hanno il dovere di stare al passo coi tempi, così come la scuola e quindi anche l’organizzazione, strutturazione e gestione di questi servizi deve “stare al passo”. Pensiamo all’outdoor education e all’utilizzo di spazi esterni, in natura così come urbani, che oggi sempre più sono ricercati e apprezzati da bambini, genitori e operatori anche dei servizi educativi prima infanzia. Che indicazioni dare per questi servizi e questi spazi all’interno del Manuale? Una maggiore flessibilità e permeabilità con i contesti, locali, territoriali e anche mondiali, è necessaria. Così come è necessario confrontarsi sul senso del curricolo nei nidi e nelle scuole di infanzia: spesso nei nidi il curricolo è considerato implicito mentre nelle scuole dell’infanzia si rischia di considerarlo come insieme di nozioni, apprendimenti e risultati da raggiungere limitandone di fatto la ricchezza (tendenza che peraltro resta poi per tutto il resto dei cicli scolastici successivi). “Obiettivo prioritario di un curricolo 0-6 non è quello di individuare ed esplicitare contenuti, quanto piuttosto quello di far riflettere su come costruire le condizioni per offrire ai bambini opportunità adeguate a sostenerli nel loro processo di sviluppo delle esperienze, delle relazioni, delle conoscenze e degli apprendimenti, creando le condizioni per una fondazione ecologica del curricolo. L’interesse viene spostato dai contenuti – aspettative attraverso stimoli di cui verificare l’efficacia – alle condizioni”8. Forse da come è scritto saranno più le scuole, dalle primarie in poi, a dover apprendere dall’approccio dei nidi e dei primi anni della scuola dell’infanzia: “un contesto in cui l’educatore diventa interprete di una pedagogia indiretta: se pur alleggerito nel suo essere direttamente attivo, assume un maggiore carico di responsabilità sia nelle scelte organizzative che nell’accompagnamento dei processi e delle esperienze”8.

Tutte queste riflessioni hanno innanzitutto a che fare con il senso della gestione dei servizi educativi alla prima infanzia. E su questo secondo noi deve concentrarsi anche lo sforzo formativo, sia a livello accademico e universitario per gli educatori in formazione che a livello lavorativo all’interno dei processi formativi e di supervisione rivolti agli operatori/educatori dei servizi. Ecco allora che anche il Manuale insiste sul ruolo del coordinamento – locale, comunale e di ambito – dei servizi. Si parla di livelli sistemici di analisi e di necessità per il coordinatore di agire a più livelli sia all’interno dei servizi che all’esterno ovvero con gli altri attori e servizi che ruotano attorno ai minori e/o che agiscono sul territorio9. Se a livello di singolo servizio riteniamo sia fondamentale avere attenzione e cura degli aspetti legati all’integrazione del proprio servizio educativo e pedagogico con il proprio contesto territoriale – sociale, culturale, economico, sanitario ecc., a livello di politiche territoriali abbiamo poco in mente come avvenga la governance e questo, dal nostro punto di vista, non è un ottimo segnale. Significa infatti che – ad esempio in una grande città come Milano – non si ha la percezione di come funzionino i meccanismi e i processi di conoscenza dei servizi, privati e pubblici, all’infanzia. Non si sa come far sentire la propria voce anche quando – si vorrebbero ad esempio far presente buone prassi sperimentate. Significa infine che non si sa come poter veramente interagire con l’Istituzione e il coordinamento di Ambito (peraltro con questo termine cosa si intende?). Siamo lontani; siamo distanti. C’è ancora troppo gap tra gestori e operatori di servizi educativi alla prima infanzia e Istituzioni e governi locali. A rappresentare a livello istituzionale l’esperienza dei servizi educativi all’infanzia esistenti pare siano “solo” i numeri, i verbali degli ispettori che ogni anno verificano il rispetto dei requisiti dei servizi educativi, i dati statistici relativi a rette e coperture posti in riferimento agli indici di natalità… tutte cose che concorrono tra le altre a dare il quadro generale del livello di equità nell’accesso a servizi educativi alla prima infanzia nel nostro Paese. Ma non a tener conto della complessità e al contempo della ricchezza delle esperienze in essere.

In tema di equità e accessibilità, è impressionante sapere che in Italia restano al momento non richiesti oltre 400 milioni di euro del PNRR (sui 2,4 miliardi di euro totali a disposizione) per gli asili nido, nonostante il rinvio della scadenza per la presentazione di progetti relativi ai soli asili nido da parte dei Comuni10. E purtroppo con un divario sempre più crescente tra Nord e Sud a scapito delle regioni meridionali (eccezion fatta, pare, per la Campania che comunque partiva da una situazione davvero critica11). Qualcosa vorrà pur dire. Un messaggio deve arrivare: i servizi all’infanzia costano, sono complessi, vanno resi più agili e più integrati con altri. Dal canto loro i Comuni temono i costi di gestione di questi servizi educativi che sono importanti e restano a carico delle amministrazioni locali senza possibilità di sostegno statale come avviene per le scuole dell’infanzia. Anche il Manuale, chiaro e trasparente per chi si affaccia alla gestione di servizi educativi 0-6 per la prima volta, mostra chiaramente il peso dei costi di gestione nella sezione relativa al business plan12. Sezione inaspettata e gradita. Come dire: ai tempi, quando abbiamo scelto di aprire un vero e proprio nido per i bambini e le famiglie socie dell’associazione13, non abbiamo trovato alcun compendio che partisse da zero nello spiegarci come strutturare un servizio e ci siamo dovuti orientare, non senza fatica e confusione, tra numerosi siti, uffici e consulenze. Il sistema integrato 0-6 permetterà forse l’uscita da questo circuito vizioso e infatti le risposte ai bandi PNRR sui Poli 0-6 sono state massicce e questo perché innanzitutto occorre per queste nuove forme di servizi una ristrutturazione e una riqualificazione delle strutture14. Ma chissà cosa accadrà nella costruzione, progettazione e concretizzazione dei Poli sui vari territori. Se qualcosa si sta creando e formando sulla strada del Sistema integrato 0-6 i servizi educativi, i gestori, gli operatori come noi pare non ne abbiano particolare percezione. A livello di senso generale e operatività.

Il Manuale si chiude con indicazioni ancora una volta strutturali per la riqualificazione di strutture già esistenti in Poli per l’infanzia. L’idea che uno 0-6 si possa fare in un’unica struttura è forse utopia ma sarebbe bello. E sarebbe integrato nel vero senso della parola.

Silvia Baldini*

Coordinatrice pedagogica del Nido Mitades –

Associazione di Promozione Sociale, Milano

*Pedagogista, psicomotricista Aucouturier, neuropsicomotricista, tra i soci fondatori dell’A.P.S. Mitades, coordinatrice pedagogica del Nido Mitades, consulente ed esperta di progettazione, pianificazione e realizzazione di servizi integrati alla persona (focus servizi educativi 0/6 e famiglie).

silvia.baldini @mitades.it

BIBLIOGRAFIA

1. D’Auria A, Penso D, Movimento di Cooperazione Educativa. Verso la costruzione di un sistema integrato 0/6. http://moodle.mce fimem.it/pluginfile.php/6206/ mod_resource/content/0/ VERSO_LO_0_6.pdf
(ultimo accesso 11 aprile 2022).

2. Istituto degli Innocenti. Manuali dei servizi educativi per l’infanzia. Quinta edizione, 2020. https://www.istitutodeglinnocenti.it/it/pubblicazioni/manuale-dei-servizi-educativi-per-linfanzia
(ultimo accesso 11 aprile 2022).

3. Il Ministro dell’Istruzione. Adozione delle “Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei” di cui all’articolo 10, comma 4, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65. https://www.istruzione.it/sistema-integrato06/allegati/decreto ministeriale 22% 20novembre 2021, n. 334.pdf
(ultimo accesso 11 aprile 2022).

4. Ambienti del Nido: Sezione cura, igiene e cambio.
Pag. 40 del Manuale.

5. Per fare un esempio cfr. “Persone da zero a tre anni” di E. Goldschmied e Sonia Jackson del 1994, testo semplice e completo che contiene una serie di indicazioni pratiche, comprensibili e concrete su aspetti organizzativi, ambientali e di relazione per chi ha a che fare con persone da 0 a 3 anni.

6. Ambienti del Nido: Laboratori. Pag. 46 del Manuale.

7. Ministero dell’Istruzione, Commissione nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione.
Linee pedagogiche per il sistema integrato zerosei. https://www.istruzione.it/sistema-integrato-06/linee-pedagogiche.html (ultimo accesso 11 aprile 2022).

8. Indicazioni curricolari per lo 0-6. Pag. 134 del Manuale.

9. Coordinamento dell’unità di offerta Pedagogico.
Pag. 114 del Manuale.

10. Alberani A. I 400 milioni del Pnrr per gli asili nido che nessuno vuole. VITA, 8 aprile 2022. http://www.vita.it/it/article/2022/04/08/i-400-milioni-del-pnrr-per-gli-asili-nido-che-nessuno-vuole/162479/

11. Programmare-Campania. Pag. 22 del Manuale.

12. Progettare. Pag. 59-72 del Manuale.

13. Mitades, Associazione di Promozione Sociale fondata a Milano nel 2009, ha aperto – senza alcun contributo pubblico – un Nido d’infanzia nel 2013 insieme ai soci, adulti e minori, dell’associazione che sul loro territorio non trovavano risposta ai bisogni di servizi educativi 03. Il Nido Mitades è tuttora attivo come servizio educativo accreditato, non convenzionato, al Comune di Milano e ospita fino a 24 minori da 3 a 36 mesi di età nella sua sede affacciata sul Parco di Trenno, zona ovest del capoluogo milanese. www.mitades.it

14. De Carli S. Perché i Comuni disertano il bando del Pnrr sugli asili nido? VITA,14 marzo 2022. http://www.vita.it/ it/article/2022/03/14/perche-i-comuni-disertano-il-bando-del-pnrr-sugli-asili-nido/162175/
(ultimo accesso 11 aprile 2022).