Da Lione a Montesacro, da Luzzatto a Mourinho





Da Verona a Pavia, da Pisa a Lione, fino alla trattoria Menenio Agrippa a Montesacro, un quartiere di Roma che fa da cerniera tra il centro e la periferia. L’itinerario di Rodolfo Saracci è quello di un intellettuale europeo capace di intrattenerti a tavola per un tempo indeterminato. Tanto quanti sono gli argomenti su cui è capace di parlare. Nel suo percorso europeo, Roma è diventata una tappa frequente per la presenza di una figlia e di una nutrita schiera di nipoti. Capitale complicata da vivere per una persona abituata a un quartiere residenziale di Lione, dove per tanti anni è stato Direttore di ricerca dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Negli ultimi mesi Rodolfo è stato sollecitato a ricordare le tappe principali dell’Associazione italiana di epidemiologia, raccontate in una lettura al congresso milanese dell’Associazione. Torniamo ora su questi argomenti di fronte al carciofo alla giudia, un piatto romanesco che prende spesso in contropiede chi non sa affrontare nel modo giusto le foglie brunite e croccanti. Si finisce così per ricordare amici come Lucio Luzzatto, genetista ed ematologo di fama mondiale e membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, Adriano Buzzati Traverso, direttore dell’Istituto di genetica a Pavia durante gli anni della sua università, fino a Giulio Maccacaro, una conoscenza datata 1960.

La conversazione con Saracci non riguarda mai il passato, a meno che non sia tu a voler sapere qualcosa che solo lui può raccontarti. Anche il racconto della fondazione dell’Associazione di epidemiologia diventa un pretesto per sostenere, trovandomi d’accordo, che le società scientifiche dovrebbero dare spazio nei propri direttivi solo a persone di età inferiore ai 45 anni. Il tema dei giovani è un tema che ricorre sempre nelle conversazioni con Rodolfo. I ravioli ripieni di spigola e il vino bianco della casa ci tengono compagnia a lungo, ma non basterebbero venti porzioni per esaurire il tempo necessario per discutere della follia, della guerra, della deriva consumistica della medicina di oggi, di una epidemiologia saggia come strumento per mantenere la ricerca il più possibile vicino ai bisogni di salute dei cittadini, del dramma dei migranti. Una delle questioni che più ha agitato la mente di Saracci in questi mesi è il dubbio che la crescita delle conoscenze scientifiche possa condurre alla fine dell’umanità per i “political and military horrors and the complete breakdown of ethics”, di cui il fisico Max Born diceva di essere stato testimone. Rodolfo ne ha parlato anche in un articolo uscito su Epidemiologia&Prevenzione1, ma nella conversazione in trattoria ci racconta di essersi confrontato su questa enorme sfida in uno scambio di mail con Carlo Rovelli.

Ma Mourinho è Mourinho. E alla fine, soprattutto in una giornata di sorteggi per le coppe europee, è questo il tormentone delle conversazioni di Rodolfo con chiunque patisca la fede romanista.

Rebecca De Fiore

r.defiore@pensiero.it


1. Saracci R. The Italian Association of Epidemiology (AIE): how we started it and my hopes for its future. Epidemiologia&Prevenzione, https://epiprev.it/6144