Una nota sull’omicidio di Barbara Capovani

Quello di cui si è parlato troppo, la paura, e quello di cui si è parlato molto e giustamente, l’irresponsabile smantellamento dei servizi pubblici.

Quello, invece, di cui si è parlato toppo poco:

1. Esiste una violenza circolante, gratuita, spietata che non è specifica al contesto psichiatrico ma è generalizzata verso ogni autorità. Non se ne è parlato. Serve una riflessione sulla violenza come vendetta cieca verso chi detiene sapere e/o potere. La violenza come linguaggio e come comunicazione primitiva ma attuale.

2. La violenza crescente e circolante va anche letta come prezzo/costo/valore delle società libere (troppo libere talvolta se pensiamo al libero accesso alle armi negli USA). Ma pur sempre va ribadito che la libertà individuale e collettiva è un rischio perché tende a non instaurare contenimenti preventivi. Serve una riflessione sui costi e i benefici della libertà ma ricordandosi che troppa prevenzione indebolisce la libertà. Non se ne è mai parlato.

3. Se i bambini uccisi nelle scuole da qualche violento improvviso o le donne uccise nelle case dai loro uomini sono vittime chiare e innocenti di carnefici chiari e colpevoli, la psichiatria è un mondo più intricato e oscuro ove i violenti sono spesso anche vittime e le vittime sono spesso i funzionari innocenti di un sistema violento. E di questo non si è parlato.

4. Si possono e si devono fare fiaccolate per psichiatri o per altre figure di sanitari vittime di violenze. Tuttavia, mentre non avrebbero senso fiaccolate per le vittime degli oncologi o dei cardiologi perché tali vittime non esistono, invece, caso unico nella medicina, potremmo e dovremmo fare fiaccolate anche per le vittime della psichiatria. Che sono tante. Ma non si fanno.

5. Dunque: facciamo sì che orrore, pena, commozione e solidarietà non trascinino con sé i vecchi fantasmi della pericolosità (e l’insistente evocazione della paura fa intravedere questi rischi) o nascondano le colpe di una disciplina ambigua e spesso colpevole. Quella unità delle sigle delle tante associazioni di psichiatri che abbiamo visto manifestare non ci faccia dimenticare da che parte è stata la psichiatria ufficiale quando pochi e impopolari la misero in discussione.

6. Ma perché, con questa nota, tirarmi addosso contumelie, insulti, ostilità? Soprattutto perché farlo, visto che ho provato una profonda pena e grande commozione per il volto limpido di Barbara? Perché farlo, quando io capisco bene i tanti bravi, impegnati e affaticati psichiatri che denunciano con onesto candore che hanno paura. Dunque, perché non tacere?

Perché qualche volta, se fatto con parsimonia, esporsi alla impopolarità può contribuire ad approfondire questioni importanti e complesse.


Benedetto Saraceno

Lisbon Institute of Global Mental Health

benedetto.saraceno@gmail.com