Dal rene al basket, da Milano a Managua


Appuntamento alle 13, come avviene frequentemente da anni, Alla Collina Pistoiese trattoria della tradizione toscana a Milano dal 1938 nel centro cittadino. Fabio Sereni è di casa, sembra faccia parte della famiglia Gori che da tre generazioni gestisce la trattoria, perché ci viene quotidianamente, come continua a frequentare anche negli ultimi 23 anni da Emerito Professore la Clinica Pediatrica dell’Università di Milano. Tre fermate del tram 16 fino in piazza Missori e alcuni passi per arrivare in piazza Sant’Alessandro posta tra un labirinto di vicoli con una chiesa barocca tra le più interessanti di Milano. Posto fisso un tavolo entrando a sinistra, in un locale distribuito in una serie di salette cariche alle pareti di fotografie e segni di tradizioni storiche e gastronomiche.

Tre gli argomenti fissi su cui riflettere insieme (talvolta anche con qualche invitato, ma raramente) e almeno un quarto tema libero del momento. L’ordine dipende anche dalla stagione, come il menù sobrio che ci accompagna ogni volta. Tuttavia della situazione politica, dell’Olimpia Milano e della salute dei bambini non possiamo esimerci. Le telefonate, gli scambi di posta elettronica e l’invio di articoli sono il materiale che riempiono lo spazio temporale tra gli incontri.

Il servizio è puntuale e di mestiere, parte di una gestione sicura e attenta, così l’acqua minerale preferita, il calice di vino rosso toscano (per esempio un carmignano con almeno il 50% si sangiovese per rimanere sulle colline pistoiesi) e il cestino misto di pani e grissini vengono serviti senza essere richiesti perché attesi.

Siamo alle ultime partite della finale tra Olimpia Milano e Virtus Bologna, siamo sul pari 2-2, per Milano c’è in gioco la riconferma dello scudetto, che sarebbe il 30°, dopo un’annata sfavorevole in EuroLeague (per infortuni, scelte sbagliate di giocatori, anche un po’ di sfortuna). Quindi si parte subito con il basket sulle ultimissime e le indiscrezioni della società (vede e sente Messina, il coach plurivincente a livello internazionale). Una passione quella di Fabio Sereni per il basket che lo porta ad essere un abbonato all-inclusive da anni (nelle file a bordo campo) iniziata tardi nel 1986 quando Bob McAdoo, uno dei migliori giocatori della NBA di tutti i tempi venne a giocare a Milano. Con lui, Meneghin, D’Antoni, il rookie Barlow e Premier la allora Tracer con in panchina Dan Peterson vinse lo scudetto e il campionato europeo. Tifoso di basket e vicino alla società Olimpia allora era il fratello di Fabio Sereni che un giorno chiese al fratello di dare un’occhiata ad uno dei figli di McAdoo che non stava bene. Da quel giorno incominciò ad interessarsi di basket tanto da diventarne tifoso.

Nel frattempo le immancabili fette di prosciutto toscano tagliato al coltello, oggi accompagnate al melone altre volte all’uva o a spinaci o a carciofi, sono finite.

Negli anni ‘50 quando era alla Cornell Medical School di New York il basket non l’aveva attratto sebbene in quegli anni la NBA si pose all’avanguardia per l’integrazione razziale facendo esordire proprio nel triangolo Boston Celtics – New York Knicks – Washington Capitols giocatori afroamericani che diventarono stelle della pallacanestro. In ambito sportivo la passione di Fabio Sereni è sempre stata quella per i cavalli da corsa con il suo allevamento vicino al lago Maggiore. Una passione condivisa dalla moglie Lucia Piceni Sereni, donna “essenziale” che amava la misura e detestava parole eccessive e lungaggini. Donna di un rigore assoluto in ambito professionale, fu una dei pionieri della biochimica clinica pediatrica e anche un’appassionata amazzone.

La parte del leone qui Alla Collina Pistoiese è per le carni alla griglia: filetto di manzo, costata, fiorentina, entrecôte, paillard, ma oggi io opto per gli spaghetti alle vongole, anche in considerazione della giornata che annuncia l’estate; Fabio Sereni i suoi spaghetti aglio e olio.

A New York è andato quando era assistente all’Università di Ferrara, prima di passare a Pavia per poi trasferirsi nel 1961 all’Università di Milano e intraprendere una ricca carriera universitaria e professionale con prestigiosi incarichi e riconoscimenti nazionali e internazionali; uno dei maestri della pediatria italiana. Nel 1974 è tra i fondatori dell’ACP per promuovere una cultura pediatrica diversa da quella ufficiale, e ne fu il primo presidente. Da sempre interessato alla funzionalità renale e alle patologie nefrologiche in ambito pediatrico nel 1978, con un gruppo di sostenitori privati, alcuni amici della comunità ebraica internazionale, ha fondato l’Associazione per il bambino Nefropatico Onlus. Associazione attiva non solo a livello milanese e italiano, ma anche internazionale con progetti di cooperazione, in particolare in Nicaragua. È tornato da 10 giorni dal suo ultimo viaggio a Managua, in un Nicaragua completamente diverso da quello ipotizzato nel 1979 con il crollo del regime dittatoriale di Anastasio Somoza ad opera del movimento rivoluzionario Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale. Aspettative deluse anche ad opera di Daniel Ortega, allora a capo del Fronte Sandinista oggi presidente-dittatore di un Paese al 156° posto di 176 nazioni per l’indice di democrazia. La domanda quindi non può che essere su come sono andati la visita e il lavoro che da sempre l’Associazione svolge con la creazione e il mantenimento di un reparto di nefrologia pediatrica e di un servizio di Dialisi presso l’Ospedale Manuel De Jesus Rivera “La Mascota” di Managua. Il creare centri periferici nella nazione e mettere a regime il trapianto di rene sono le attività a cui l’Associazione e Fabio Sereni si stanno adoperando con successo. Successo e soddisfazione nonostante le difficoltà e le delusioni che gli interlocutori politici continuano ad alimentare. Ma Fabio Sereni è anche un politico di esperienza essendo stato consigliere regionale per la Regione Lombardia 1980-1995 e assessore alla Sanità, all’Assistenza e ai Servizi Sociali 1992-1994, sa quindi perseverare, adoperarsi e spendersi per una giusta causa. Un impegno politico casuale (dice lui) iniziato nel 1979 nel Partito Comunista Italiano, quando il PCI cooptava e faceva eleggere personalità che riteneva utili per competenze tecniche che mancavano nel/al partito.

Una dedizione completa alla clinica e alla ricerca medica pediatrica che ha accompagnato la sua vita, privata e professionale, con uno sguardo aperto e curioso della storia caratterizzato (anche) dalla collezione personale di antichi testi medici costruita nel tempo con la moglie Lucia Piceni Sereni, entrambi bibliofili1.

È il momento della frutta. Entrambi insalata di ananas. Io con del maraschino, Fabio con tre bustine di zucchero. È sempre così, poco importa del frutto in questione: la birbanteria di un bambino.

Il giorno prima ho assistito alla proiezione dell’ultimo film di Marco Bellocchio sulla sfida tra potere temporale e spirituale. La storia di Edgardo Mortara che, nel 1858 a 7 anni d’età, viene rapito da mandanti pontifici dalla sua famiglia ebrea a Bologna. Il giovane rapito sarà portato alla corte di Pio IX e diventerà cattolico. Una storia che si tramanda nella comunità ebraica italiana. Ne accenno a Fabio ed è il pretesto e l’occasione perché mi racconti della sua famiglia, della fuga da Milano al momento dell’introduzione delle leggi razziali. Prima a Cattolica, poi in Egitto, quindi nelle Marche, prima di poter tornare a Milano dopo la liberazione. Mai era stato così ricco di dettagli e avventure il racconto in precedenza. Il padre imprenditore tessile, prima a Roma poi a Milano. L’amata sorella insegnante, il fratello di poco minore. Una famiglia borghese con autista, domestica e governante anche nei momenti più difficili. Una famiglia della comunità ebraica. Quella fede che nel dicembre 1985 lo vede vittima (ferito solo da alcune schegge) dell’attentato terroristico perpetrato da un gruppo estremista palestinese all’aeroporto di Fiumicino sui passeggeri in coda per il check-in del volo della compagnia aerea israeliana El Al.

In un secolo di vita, Fabio ha vissuto e contribuito al passaggio dalla puericoltura alla pediatria, dall’infanzia come invenzione romantica di un periodo della vita di un uomo ad un contesto spaziale, temporale e relazionale determinato dai diritti, ricordandoci che la garanzia dei diritti (tutti) è ancora troppo spesso negata ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie, in Italia e nel mondo.


Maurizio Bonati

maurizio.bonati@ricercaepratica.it


1. Piceni Sereni L, Sereni F. La scoperta dell’infanzia in una collezione di antichi libri di medicina. Milano: Bonnard, 2008.