Scaricabarile



“Sono tranquillo, non ho manipolato nulla. Le immagini non sono del mio laboratorio, ma di altri colleghi che non hanno fatto nulla di male”. Le parole di Orazio Schillaci riportate da Andrea Capocci sul il manifesto del 17 settembre 2023 suonano come un’assoluzione personale estesa all’insieme del suo entourage1. Assoluzione che sembra arrivare anche dai media italiani (solo Il Fatto quotidiano ha scritto sull’argomento oltre a il manifesto che ha condotto l’inchiesta sulla malpractice dell’ex rettore dell’università di Tor Vergata) oltre che dalle istituzioni sia accademiche sia di governo2. “Si tratta di un errore di caricamento di immagini. Lavoro multidisciplinare, non era possibile attribuire l’imprecisione in nessun modo al professore”, ha dichiarato Manuel Scimeca, che figura come primo autore della maggior parte dei lavori oggetto di indagine. Alla fine, è probabile che la prassi dello scaricabarile investa proprio l’ultima ruota del carro che, in circostanze del genere, sarà facile identificare tra le figure professionalmente più fragili e precarie come i ricercatori a tempo determinato.

Di questa cattiva abitudine si era occupata con intelligenza Annamaria Testa su Nuovo e utile3 e, tra molte cose interessanti, scriveva:
“Per praticare lo scaricabarile adulto non servono né muscoli né talento, anche se la prestazione migliora e diventa più fluida con l’esperienza. Il gioco si può fare al chiuso e all’aperto: negli uffici pubblici e privati (non serve nemmeno alzarsi dalla scrivania. E si può giocare anche da remoto). Nei ministeri. Nelle imprese. Nei negozi. Nelle scuole. Nei bar. Nelle piazze. Nel corso di un consiglio d’amministrazione, di una conferenza-stampa o di un comizio”. Testa sottolineava come la prassi di incolpare i propri sottoposti fosse popolarissima in qualsiasi ambiente e incentivata laddove fosse maggiore la mancanza di trasparenza dei processi, l’inefficienza dei percorsi burocratici e delle organizzazioni. In questo senso, il combinato disposto di università ed editoria sembra davvero essere il terreno elettivo.

Tecnicamente, la serie di anomalie riscontrate in numerosi articoli a firma anche del Ministro della Salute è molto rilevante. Errori? Falsificazioni? Trascuratezze? In assenza di un procedimento che ricostruisca cosa è accaduto e quale sia stato il modo di operare negli istituti universitari coinvolti, sarà difficile stabilirlo con certezza. Di sicuro lascia perplessi che un’équipe della quale fa parte il Ministro della Salute possa scegliere di pubblicare su riviste di case editrici molto discusse come Mdpi (Multidisciplinary digital publishing institute)4 e soprattutto in diverse occasioni su quel Journal of clinical medicine già presente nella “International journal warning list” prodotta dalla Accademia cinese delle scienze (la Cina è notoriamente la nazione più colpita dalle frodi nel medical publishing). L’elenco delle riviste dalle quali anche i ricercatori cinesi avrebbero dovuto stare alla larga mirava a ricordare “di scegliere con attenzione la piattaforma di pubblicazione dei loro risultati”. Avvertimento che evidentemente non è arrivato qui da noi.


Ldf – luca.defiore@pensiero.it

1. Capocci A. Caso Schillaci: ammissioni e scaricabarile. ilmanifesto 2023; 17 settembre.

2. Capocci A. Tutte le anomalie delle ricerche di Schillaci. ilmanifesto 2023; 14 settembre.

3. Testa A. Scaricabarile: il brutto gioco di incolpare qualcun altro. Nuovo e utile 2019; 14 luglio.

4. Christos P. MDPI’s remarkable growth. Scholarly Kitchen 2020; 10 agosto.

5. COPE Council. COPE Flowcharts and infographics - Image manipulation in a published article — English. https://doi.org/10.24318/cope.2019.2.21