Bambini e adolescenti dimenticati, abbandonati

Maurizio Bonati

maurizio.bonati@ricercaepratica.it



Lunedì 20 novembre 2023


È la giornata mondiale per celebrare, ogni anno, i diritti dei bambini e degli adolescenti. Giornata commemorativa di quel 20 novembre 1989 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Tutti i Paesi del mondo (ad oggi sono vincolati giuridicamente alla Convenzione 196 Stati), ad eccezione degli Stati Uniti, hanno ratificato questa Convenzione, sebbene sia forse la Convenzione più disattesa. Parole e intenti nobili quelli della Convenzione, ma… sulla carta. Gli episodi, italiani e internazionali, concomitanti o che hanno di poco preceduto quest’anno questa giornata dovrebbero far prevalere un senso del pudore e non parlarne. Ma forse, ribadire ancora una volta quanto siano disattesi i diritti dei bambini e degli adolescenti nel quotidiano di tutti può contribuire a riflettere e, forse, anche ad agire. Ormai “la giornata dedicata a…” è diventata prassi, sebbene i giorni disponibili siano 365, alcuni vincolati; aumentano quindi le concomitanze e la possibilità di ricorrere alle ricorrenze bisestili1. Quando una procedura, ricorrenza, diventa abituale rischia di perdere molto del suo significato e nobile intento. In tema di infanzia questo è ancora più facilitato quando è la cultura delle mamme Madonne, dei figli piezz e core, dell’innocenza dei piccoli, del “prima le donne e i bambini”2 a prevalere. Ruoli, competenze e responsabilità che non sono parte di un percorso formativo verso l’autonomia cognitiva, relazionale, sentimentale dell’età adulta. Dove i rapporti di genere, anche all’interno della famiglia, negano troppo spesso i diritti della persona. Non sono sufficienti Convenzioni, trattati, leggi, ma la loro attuazione e il loro adeguamento nel tempo. Le tragedie, dei singoli e delle comunità, in questo breve periodo testimoniano che il loro continuo ripresentarsi è frutto di incapacità, inconsapevolezza e ignoranza, non solo dei decisori, ma dei singoli.

Nascere – Il Governo ha approvato un disegno di legge che rende possibile incarcerare donne durante la gravidanza o madri con bambini fino a un anno di età che commettono reati. La misura è rivolta alle “borseggiatrici nelle infrastrutture di trasporto”, in particolare rom, che approfittano della loro condizione tutelata sinora con il differimento della pena per continuare a perpetrare il reato. Che il provvedimento sia un efficace deterrente al borseggio sui mezzi pubblici è quanto mai discutibile se si considera il sovraffollamento delle carceri per reati, anche, più gravi compiuti per la sopravvivenza o la mancanza-offerta di alternative lecite da parte degli autori di reato. Garantire il diritto del cittadino a non essere borseggiato sull’autobus pubblico è un dovere dell’autorità pubblica attuando misure preventive deterrenti, ma che tra queste figuri la carcerazione delle mamme ree implica una visione parziale e una scarsa considerazione sui minori coinvolti, nati o in procinto di nascere.

Lo scorso anno, poco prima che venissero sciolte anticipatamente le Camere, era stata approvata in Commissione Infanzia e Adolescenza del Parlamento Italiano la proposta di legge a prima firma Paolo Siani che vieta la permanenza in carcere ai bambini di mamme detenute individuando strutture idonee ad ospitare case famiglia protette, alternative agli istituti a custodia attenuata per detenute madri (Istituto a custodia attenuata per detenute madri, ICAM) per far scontare la pena a una donna in stato di gravidanza o con un bambino fino a 6 anni di età3. La proposta di legge offriva uno strumento giuridico attestante che il Parlamento, comunque, tutela i bambini. Purtroppo è stato un lavoro vano, non solo perché la fine della Legislatura ha interrotto l’iter per la discussione e approvazione4, ma perché l’attuale disegno di legge ne è antagonista non solo nel pensare e operare perché le carceri siano luogo di rieducazione, ma nell’ignorare la tutela in via prioritaria dei diritti dei bambini.

Crescere – A distanza di oltre 20 anni dall’approvazione della Legge 149/2001 la sua applicazione a tutela dei bambini privati di un ambiente familiare è ancora carente e lacunosa. Lo documenta il 13° Rapporto del Gruppo CRC5, lo conferma la storia di Vittorio Fortunato che compare tra le pagine di cronaca contemporaneamente alla presentazione del Rapporto. Una storia di abbandono alla nascita, come tante nel tempo (quante? Non si sa; non è stato ancora attivato il previsto registro). Una storia di abbandono da parte della comunità, anche attraverso i servizi sociali, di un ambiente familiare critico, debole: famiglia unigenitoriale; la madre che ha altri due figli di cui uno con lo stesso padre di Vittorio Fortunato. Nato tre anni fa, in casa… abbandonato subito dopo con modalità irrispettose della vita umana. Il padre del bambino condannato con rito abbreviato per abbandono di minore, la madre ancora sotto processo. Il neonato quattro giorni dopo la nascita viene dichiarato adottabile dal Tribunale dei minori e assegnato ad una famiglia affidataria. A tre anni di distanza, mentre nulla cambia nella famiglia naturale, neppure l’attenzione dei servizi sociali a cui con un provvedimento il Tribunale ingiunge ai servizi territoriali di occuparsene di più, i magistrati su richiesta della madre naturale decidono di restituirle il figlio disconoscendo quanto fatto dai genitori affidatari, ignorando Vittorio Fortunato. Nato e abbandonato due volte nei suoi primi tre anni di vita.

Vivere – Con l’omicidio di Giulia sono 105 le donne vittime di femminicidio nei primi 10 mesi e mezzo del 2023. Di queste 10 avevano meno di 20 anni. Molte le potenziali cause6 che necessiterebbero di interventi multimodali, parte di una strategia sociale prioritaria, lungimirante, impossibile da immaginare attuata con gli attuali decisori e quelli che sinora si sono succeduti. Ancora una volta la cronaca porta alla ribalta, per il tempo che i mass media sapranno attrarre l’attenzione, il tragico risultato della ignoranza di valori, dell’incapacità relazionale, della mancata istruzione ed educazione ai sentimenti e ai diritti del singolo. Discriminanti dei carnefici? Delle vittime? Di tutti coloro che dovrebbero educare, istruire, accompagnare al bene e al meglio del singolo e della comunità. Giovani adulti (tardo adolescenti ventiduenni) dimenticati, abbandonati.


BIBLIOGRAFIA

1. Bonati M. Un giorno all’anno. Ricerca e Pratica 2022; 38: 99-100.

2. Bonati M. Prima le donne e i bambini. Ricerca e Pratica 2023; 39: 99-102.

3. Siani P. Ma chi tutela i bambini in carcere? Ricerca e Pratica 2022; 38: 170.

4. Benelli E, Bonati M. Troppe battaglie sulla vita dei bambini. Scienzainrete 23 marzo 2023. http://www.scienzainrete.it/articolo/troppe-battaglie-sulla-vita-dei-bambini/eva-benelli-maurizio-bonati/ 2023-03-28

5. Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e l’Adolescenza (Gruppo CRC). 13° Rapporto sul monitoraggio della Convenzione dei diritti dell’Infanzia e l’Adolescenza, 2023. https://gruppocrc.net/documento/13-rapporto-crc-in-arrivo-il-20-novembre-2023/

6. Caroppo E, Sapienza M, Mazza M, et al. Unveiling the dark nexus: a systematic review on the interplay of mental health, substance abuse, and socio-cultural factors in femicide. Leg Med (Tokyo) 2023; 102334.