Un libro obbligatorio per chi ha ‘cura’ della vita




Due precisazioni preliminari. Non è indicatore di un bias o di un conflitto di interessi raccomandare, senza sfumature, un libro, che fin dal titolo, non corrisponde certo con la proposta di una lettura ‘per tutte/i e subito’. E sarebbe di molto cattivo gusto ‘promuovere’ un libro che mette in primo piano donne e bambini come indicatori, cioè’ ‘vittime privilegiate’ di un evento, la guerra, che, in una delle espressioni più tragiche della sua dichiarata cronicità, è protagonista assoluta del tempo che viviamo.

Le osservazioni che seguono sono di fatto un invito ad ‘entrare’ in un esperimento, esemplare per metodo e contenuti, che vuole rispondere ad una esigenza di fondo che interessa tutta la società attuale: per non vivere da spettatori la convivenza con la guerra, è necessaria una metodologia che renda complementari i tanti sguardi, molto diversi e conflittuali, che sono necessari: non concedendo nulla alla retorica, radicando in dati precisi tutte le affermazioni importanti, attraverso competenze-voci mediche, epidemiologiche, letterarie, poetiche, politiche. Senza sbavature. Per fare insieme un cammino che vorrebbe anche essere un invito a continuare: per prendersi cura di quanto nella vita incrocia l’una o l’altra delle guerre che la negano. I punti che seguono provano a motivare questo invito.

1.  La semplicità raffinata con cui si propone – con il saluto che accoglie all’inizio del cammino e si augura una continuazione alla fine – la definizione del tema e degli obiettivi anticipa e riassume lo spirito di fondo del laboratorio in cui si entra. Il compito è affidato ad un poeta-chiave della letteratura dei bambini, Gianni Rodari, grande ‘resistente’ nel tempo che ci ha liberato dalla guerra dalla quale sono nate le nostre società. Sono brevissimi testi, da rileggere per quello che sono, filastrocche che raccontano una fiaba che bisogna credere: “non c’è soluzione o risposta alla guerra: se non quella di avere la pace come filastrocca che addormenta da bambini, e assicura sulla primavera…”.

Ci sono cose da non fare mai, /
né di giorno né di notte / né per mare
né per terra / per esempio, la guerra.

La Pace o rondine, / che voli a sera! /
Essa è per gli uomini / la primavera.

2.  La guerra non è un racconto generico, una realtà che si può guardare da fuori: mai. Il suo impatto sugli umani e il mondo è molto articolato: deve essere conosciuto nella diversificazione di attori, vittime. I 12 capitoli, brevi, densi, sono raggruppati in 4 sezioni che esplorano il prima, il durante, il dopo, il sempre della guerra. Le informazioni fattuali, gli aspetti di diritto, le implicazioni sanitarie, l’economia, gli ‘effetti collaterali’ di tutti i tipi che si sommano a quelli diretti delle fasi più o meno lunghe e distruttive, la follia di una permanente spinta a futuri nucleari o di tecnologie ‘artificialmente intelligenti’, e la ‘impensabilita’ del disarmo: le 150 pagine accompagnano in un percorso che non permette distrazioni per la sua leggibilità: con sottolineature e grafiche, che favoriscono attenzione e memoria dei punti che coincidono con proposte di approfondimento.

3.  Uno degli aspetti più interessanti è la proposta, ripresa in modo originale per ogni capitolo, di una sezione che riserva ogni volta la sorpresa di ‘incontri’ molto particolari: con rimandi precisi, ci si ritrova a confrontare-integrare (…sentire, ricordare, stupirsi di trovare connessioni…) con personaggi ed eventi della cultura nel suo senso più ampio: dalla filosofia, al cinema, alla storia e performance della musica… quanto si è appreso sulla guerra sull’eco-interpretazione-lettura nelle società che ne sono state spettatrici, vittime, protagoniste. Per dare un esempio: a chiudere, commentare il capitolo 5 che parla delle sanzioni economiche incontriamo “La crociata dei bambini”, con musica e testi di Capossela e Brecht, Warner Music 2023, per una ballata contro tutte le guerre. E un altro: dopo un capitolo ‘raro’ per la intelligenza della scelta dello spettro di autori che hanno ‘narrato’ la guerra, ci si incontra con un testo che apre un romanzo appena ritrovato di uno scrittore tra i più importanti e controversi come Louis Ferdinand Céline.

4.  Non sorprende, data la storia professionale dell’autore, ma è da sottolineare come un plus speciale, quanto gli aspetti epidemiologici e più strettamente sanitari del prima, durante, dopo le guerre vengano trattati con una combinazione molto didattica (e insieme provocatoria, per le scelte, e la sottolineatura dei problemi che esistono per avere accesso alle informazioni) di dati, spesso già tradotti in grafici utili per fare presentazioni o insegnamenti, e di riflessioni interpretative. Con una segnalazione che ritengo particolarmente rilevante: la bibliografia che viene proposta, come una sezione a parte, giustamente, per non appesantire o distrarre da una comprensione complessiva degli argomenti tanto diversi, costituisce una vera e propria risorsa a parte: le sue 34 pagine, divise per argomento, possono e devono essere lette come parte essenziale della comprensione del testo: per avere una visione sintetica dell’ampiezza di sguardo necessaria per mantenere, trasversalmente ai temi, un’attenzione culturale e tecnica agli ‘attori’ tanto diversi che operano negli scenari di guerra. Anche qui un richiamo ad esempio vale la pena: per lo sminamento, le 13 voci vanno da un rapporto ‘classico’ dell’UNICEF del 1996, alle ‘cronache di un chirurgo di guerra’ di Gino Strada, alle testimonianze di costruttori di armi, e di guerrieri della Wagner. Per non parlare della vera ‘guida di lettura’ per il capitolo ‘raccontare la guerra’.

5.  Una segnalazione che vorrebbe ‘obbligare’ ad una lettura è già stata troppa lunga: ma non può tralasciare di segnalare altre sezioni originali e preziose, da leggere e da usare. Anzitutto una raccolta assolutamente ‘significativa’ per contenuti e rappresentatività storica, di Scritti sulla Pace: sono 23 pagine che nella mia lunga vita avevo incrociato, ma che mi ha emozionato ritrovare qui come una narrazione a più voci che danno alla ‘pace’ il ruolo evocato da Rodari di essere l’unica primavera possibile.

Diversa, ma altrettanto interessante per una più esplicita collocazione della ‘cronicità della guerra’ nell’universo della cura (che coincide con quello della ‘democrazia attribuibile’, non solo proclamata) è la sezione delle ‘segnalazioni’ dei libri che vengono proposti, ben separati tra adulti e bambini: sono una 60 di titoli, con brevissime, perfette sintesi di poche righe. Per non parlare, e così chiudere, ringraziando Maurizio Bonati per aver osato, fino in fondo, di essere fedele alla sua tesi di fondo – fare della pace e della cura della vita l’unico antidoto alla intollerabilità della guerra – della sezione che propone una selezione di poesia e teatro, di racconti strettamente fotografici, di film (da consultare!), di discografia.

Buona lettura!

Gianni Tognoni

Tribunale permanente dei popoli

giantogn@gmail.com