Al limite. Intorno alla violenza domestica


Quando il dialogo, il rispetto, l’affettività, la cura si alterano in una relazione di coppia, e nell’ambiente famigliare gli episodi di violenza irrompono drammaticamente nel vissuto quotidiano delle persone coinvolte. La violenza domestica, definita anche violenza da partner intimo, secondo l’Istat è subita dal 13,6% delle donne in Italia, e fino al 30% nel mondo secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute. Sono infatti le donne, nella quasi totalità degli episodi conosciuti, a subire violenze fisiche, sessuali, psicologiche o economiche dal partner o dall’ex partner o che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima. I comportamenti violenti agiti dal partner abusante, che si susseguono in termini di fasi e gravità, compromettono la salute fisica e mentale di chi li subisce. L’aggressione, per quanto improvvisa, è spesso parte di un andamento temporale caratterizzato da liti frequenti e, talvolta, dai tentativi della vittima di disinnescare la tensione. Così come alla fase dell’aggressione può conseguire una fase di pentimento e di riconciliazione, in cui l’aggressore chiede scusa e si pente del proprio comportamento. Il partner abusante prova vergogna e fa promesse di cambiamento, ma al contrario può anche colpevolizzare la vittima definendola come la responsabile delle azioni che lui ha compiuto.

Queste fasi si presentano alternandosi e seguendo un andamento ciclico. Infatti, isolamento, intimidazioni, minacce, ricatto dei/lle figli/e, aggressioni fisiche e sessuali si intervallano spesso a false riappacificazioni, momenti di relativa calma. Situazioni che aumentano l’insicurezza della vittima (la donna; non in quanto donna, ma vittima prevalente) con la perdita di fiducia e autostima.

È frequente la comparsa di episodi di ansia, fobia e attacchi di panico, disperazione e sensazione di impotenza, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, nonché difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria, dolori ricorrenti nel corpo, difficoltà nel gestire i/le figli/e e infine autolesionismo o idee di suicidio.

È la storia di Delia, la protagonista di C’è ancora domani di Paola Cortellesi. Una delle storie, per un domani che deve ancora arrivare.

La violenza domestica, quando agìta contro una donna che è anche madre, non colpisce solo i singoli membri della diade, ma è sempre anche un attacco alla relazione mamma-bambino/a.

Le aggressioni, fisiche o psicologiche che siano, creano un clima di terrore e pericolo all’interno della casa, minano alla base l’autostima e l’identità stessa della donna, che viene squalificata anche relativamente alle proprie competenze genitoriali, e possono impedire lo sviluppo di un rapporto sereno tra la mamma e i suoi figli e figlie.

Le fotografie di Cléa Rekhou ci raccontano mirabilmente questo contesto e alcune delle situazioni che si possono creare.

(Maurizio Bonati)


Agnello Hornby A, Calloni M. Il male che si deve raccontare per cancellare la violenza domestica. Milano: Feltrinelli, 2013.

Bacchus LJ, Colombini M, Pearson I, et al. Interventions that prevent or respond to intimate partner violence against women and violence against children: a systematic review. Lancet 2024; 9: e326-e338.

C’è ancora domani. Regia di Paola Cortellesi;
con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano, Emanuela Fanelli; 2023.

Istat. Il numero delle vittime e le forme della violenza. 2014. https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/numero-delle-vittime-e-forme-di-violenza

Save the Children. Violenza psicologica da partner intimo: cos’è e come si manifesta https://www.savethechildren.it/blog-notizie/ violenza-psicologica-da-partner-intimo-cos-e-come-si-manifesta

Scaglioso CM. Violenza domestica. Una perversione sociale. Roma: Armando Editore, 2019.

World Health Organization. Violence against women. 2024. https://www.who.int/news-room/ fact-sheets/detail/violence-against-women


Sono nata nel 1988 a Parigi   e sono una visual storyteller franco-algerina con base ad Algeri, in Algeria. Sono cresciuta in un complesso residenziale alla periferia di Parigi affrontando le sfide sociali che oggi nutrono il mio lavoro, le mie motivazioni e la genesi della maggior parte dei miei progetti. Dopo aver conseguito un master in Finanza aziendale, mi sono trasferita a Bangkok, in Thailandia, dove ho lavorato come Responsabile tecnico di Prodotto dal 2014 al 2019.

Nel 2016 sono stata introdotta alla fotografia e ho iniziato a studiarla da autodidatta continuando a rivalutarne e ridefinirne la pratica.

I miei progetti affrontano argomenti relativi a questioni sociali da angolazioni inedite e a questioni di identità anche dal punto di vista della mia propria origine algerina. Oggi lavoro mettendo in discussione la costruzione delle identità algerine e il rapporto con il territorio, esplorando anche vari processi artistici. Miro a creare opere visive che siano dichiarazioni ed espressione della mia interpretazione del mondo. Utilizzando diversi mezzi creativi oltre alla fotografia, lavoro per dare risalto alle persone, ai loro percorsi e alle loro storie, e per raccontare ciò che non si vede.

Come artista visiva, credo che dovremmo avere la libertà di raccontare qualsiasi storia, ma anche la responsabilità di creare un lavoro fondato sulla legittimità e sull’autenticità.

Per questo motivo, sono profondamente impegnata a costruire rapporti autentici con le comunità con cui lavoro, assicurando e assicurandomi che le loro storie vengano raccontate in un modo che le onori e le rispetti.

Credo nel mettermi alla prova nella mia pratica di narrazione visiva, perché miro ad abbracciare ulteriormente il campo della creazione di emozioni sottili, sfumate ed enigmatiche per i fruitori.

Cléa Rekhou

clearekhou@gmail.com  












I lavori di Cléa sono stati esposti alla Mostra Internazionale
di Fotografia di Dali
 (2019 – Dali, Cina), al Fotolimo Festival  (2021 – Portbou, Spagna), alla Mostra Viva Mediterrani  
(2021 – Valencia, Spagna), al
Besançon Photo Festival  
(2021 – Besançon, Francia) e all’
Amman Photo Festival  
(2022 – Amman, Giordania). Ha anche preso parte alla Night
of the Year per una proiezione collettiva con il Collettivo 220
a
Les Rencontres d’Arles  (2022 – Arles, Francia).
Più recentemente ha esposto al
Vantage Point Sharjah  
del 2023 negli Emirati Arabi Uniti.

Cléa è stata finalista dell’Emerging Talent Award (2019 – Parigi, Francia) per il suo progetto Monsieur , un primo capitolo del suo lavoro sulla violenza domestica in Francia. È stata anche finalista degli Encontros da Imagem  (2022 – Braga, Portogallo) per On the Edge , un secondo capitolo sullo stesso argomento che descrive in modo coinvolgente il percorso di una famiglia dopo il ritorno a casa del marito/padre condannato.

È membro del Collettivo 220, Women Photograph  e collabora con L’Obs, Like la revue  e Everydayafrica . Dal 2024 è diventata National Geographic Explorer .

Per ulteriori informazioni:  https://www.clearekhou.net/