1985


R&P è stata avviata come rivista dell’Istituto Mario Negri e della casa editrice, nel solco di una collaborazione iniziata nel 1970 e poi proseguita nei successivi decenni.

I contenuti hanno come caratteristica comune quella di uno sguardo attento e critico, non superficiale, sulla sanità italiana, ma anche sulle tendenze della salute globale.

Dai collaboratori sono graditi commenti non particolarmente lunghi (spesso che stiano in una pagina), che siano attraenti per i lettori, acuti e leggibili. I collaboratori che vengono sollecitati, con proposte e segnalazioni, alla lettura e alla riflessione condivise.

R&P vorrebbe contribuire a costruire una comunità di pensiero, come elemento identitario che può aiutare persone diverse a riconoscersi in uno stesso progetto o prospettiva.

Il progetto di R&P, come quello delle riviste culturali, può permettersi il lusso di essere elitario. L’obiettivo principale di R&P è quello di ampliare la rete di lettori e collaboratori, sebbene centinaia di migliaia di operatori e operatrici abbiano già la possibilità di leggere gratuitamente la rivista accedendovi tramite i sistemi bibliotecari. Red. 

Gianni Tognoni

giantogn@gmail.com


La sintesi di questo ‘ricordo delle origini’ è molto semplice, e può apparire scoraggiante: di quel tempo non resta più nulla, se non la percezione di vivere la stessa ‘esperienza’: di un tempo di cambiamento di paradigma, ma capovolto. Si era allora, per la vita e perciò anche per sanità-salute, parte di un futuro, non lineare, profondamente conflittuale, provocatorio, da sperimentare, in un intreccio di rapporti tra persone e storie; ci si trova, oggi, in modo sempre più accentuato, ad essere spettatori, perfettamente connessi e insieme non comunicanti, di un presente regredito al tempo delle guerre e delle prigioni, di tutti i tipi: travestito dal rumore e dai luccichii delle tecnologie, indifferentemente capaci di creazioni e distruzioni impensabili, per un futuro nel quale le storie-vite degli ‘umani’ possono entrare solo con le password appropriate, e concesse con cautela, dall’uno o dall’altro potere legalmente riconosciuto.

Scenari-contesti esagerati per una rivista nata come un esercizio di dialogo tra una istituzione di ricerca e una ‘comunità medica’ (…nome di un gruppo storico di medicina generale nella periferia milanese di quei tempi). Affinché una ricerca orientata alla conoscenza degli ‘umani’ e alla salute pubblica fosse la pratica e la rivista un suo laboratorio. Pur con il bias inevitabile della età (nostalgia e anni), penso che il contesto sintetizzato sopra sia quello più realistico per una memoria che abbia senso, per il presente prima ancora che per il futuro.

Le parole-chiave che confluiscono nel minuscolo e irrilevante acronimo R&P (…nomi, individuali e collettivi, che coincidono con storie e persone) erano state, nei modi più diversi, il filo conduttore della grande avventura culturale e politica, con la sanità al centro, che l’Italia aveva vissuto da protagonista per almeno due decenni. Cochrane, in ricerca di una verità affidabile solo se si dimostrava capace di rispondere a sfide senza risposte, nella sanità inglese come nella partecipazione alla resistenza spagnola; Basaglia che ‘negava’, aprendola, nella perfetta disobbedienza alle regole, una istituzione che era allo stesso tempo espressione e produzione di patologia e di ‘crimini di pace’; Macaccaro, che radicava la sua critica lucidissima alla medicina come potere, allo stesso tempo nelle fabbriche, a Seveso, e allo sguardo al mondo dall’alto del suo campanile di Codogno. Una stagione politica, da Piazza Fontana all’assassinio di Moro, che si intreccia con i passi più in avanti della cultura costituzionale, dai diritti del lavoro a quelli della famiglia all’immaginario trasversale del femminismo. Una stagione sanitaria che produce la 180, la 833 e, nel piccolo che qui ci interessa più direttamente, i formulari terapeutici fatti dai medici di medicina generale e commentati come innovativi da Lancet, l’entrata del mondo infermieristico nella ricerca, la oncologia e la cardiologia italiana che innovano radicalmente la ricerca controllata facendone l’espressione della sanità pubblica…

La comunicazione trasparente e la ricerca collaborativa su salute-sanità coincidevano con uno statuto della medicina come indicatore di una democrazia in ricerca permanente di sé stessa, in quanto linguaggio e strumento di una ‘cura’ che era di fatto un ‘farsi carico’ di quell’abbattimento delle barriere che impediscono ai cittadini di essere uguali nei loro diritti di vita (art.3,2 della Costituzione). Le password che negli ultimi decenni hanno sempre più rapidamente tradotto in un dato di fatto la coincidenza tra medicina e società rimandano a disuguaglianza, privatizzazione, sostenibilità economico-finanziaria-aziendale, digitalizzazione, competitività… E la guerra come normalità e priorità, politica e culturale, attraverso l’assuefazione agli orrori impensabili, fa da sfondo: il silenzio sostanziale e totale delle associazioni mediche mondiali di fronte alla pratica israeliana di assicurare la realizzazione del genocidio anche sanitariamente perfetto e irridente delle regole elementari di civiltà è il dato più affidabile e riassuntivo della gravità del tempo che si vive.

L’acronimo R&P non ha bisogno di aggiornarsi. La sfida, capovolta, resta uguale: mettendo a frutto tutte le trasformazioni sperimentate lungo un tempo che coincide con un cambiamento di epoca, si tratta di ricercare quale è la praticabilità delle password capaci di mantenere, restituire, inventare per la salute-sanità il ruolo di linguaggio-pratica-indicatore di visibilità e di presa in carico della vita delle persone, e perciò di una democrazia accessibile a chi ne ha bisogno o nostalgia. Sono ormai troppo ‘antico’ per immaginare soluzioni tecnicamente adeguate e sostenibili. Sono certo che ce ne sono, soprattutto mettendosi in ascolto-rete con chi, sapendo di lavorare per creare e non per occupare spazi, restituisce e inventa il diritto di produrre conoscenza a coloro che non sono disponibili ad adattarsi alle evidenze più o meno mainstream. Non per il gusto della minoranza, ma come ovvia implicazione della coscienza che i cambiamenti di paradigma lasciano tranquilli solo coloro che hanno come obiettivo il galleggiamento.