A letter from home


Ho ancora il segno del morso. Profondo.

Io maldestra. Tu quasi assente, nell’isolamento difensivo e a tratti surreale che si impara a riconoscere nei nuovi arrivati.

Eri così elegante. Con le tue maglie da lavoro sempre stinte, disintegrate dagli eventi. La tua bellezza disarmante mi ha rassicurato, ho preso coraggio. Primo contatto con il vostro mondo.

Facevi fatica a parlare. Si fa spesso fatica a parlare quando si arriva.

E poi il ventiquattro settembre 2021 mi hai preso sottobraccio, mi hai raccontato. Del quattordici settembre, di come, avendo dovuto uscire per un giorno dalla comunità, tu avessi avuto una overdose sensoriale di colori, suoni, odori, luci. Di come ti fossi così decisa a rimanere oltre il dovuto. Era un giorno tiepido. Ho avuto i brividi.

Si impara a convivere con quei brividi. Creano dipendenza.

E poi la tua sensibilità. Il tuo capire. Gli auguri di compleanno in un foglietto mal ripiegato. Poche parole.

Lo scoprirti più fragile del mio pensabile. Il Sole era freddo quel giorno.

La tua crescita. Il tuo dimagrire. La tua Nutella. Le corse. Le risate sguaiate. Gli squilibri.

E poi le estati e poi gli inverni e le estati e gli inverni.

E hai iniziato a chiedermi come stessi. Sempre. Hai iniziato a guardare l’altro. A prendertene cura. A prenderti cura di te stessa.

La tua pelle si è illuminata di quei colori e quegli odori e quelle emozioni che per anni avevi fuggito.

Stasera doveva finire come è iniziata, con la musica che ci vibrava dentro. Ma la vita fa strane curve, che male si coniugano con il Caso.

Non erano tuoi singhiozzi, stasera. E li hai accolti. E mi hai permesso di alzare l’obiettivo così vicino a te, sapendo che mi avrebbe protetta dal dolore almeno per il tempo di uno scatto.

Anche questa è vita. Buona vita Elisa.
Vola, puoi.

Elisa Mariotti

(Per Elisa, p. 44)

15 Novembre. Rimini.
10 chilometri da San Patrignano.


Dal 2021 condivido parte del mio tempo con gli ospiti che lavorano nel settore del canile di San Patrignano, comunità di recupero di persone con problemi legati alla tossicodipendenza, con lo scopo di conoscere prima e documentare poi il percorso di (ri)costruzione del proprio equilibrio interiore, base imprescindibile per la speranza di una vita libera dalle dipendenze.

Al di là di teorie sulla predisposizione genetica, il senso di esclusione e di inadeguatezza nel gestire le dinamiche sociali e familiari, non sempre favorevoli allo sviluppo personale, sono un fil rouge che attraversa gran parte delle storie delle decine di persone con cui ho condiviso e condivido le giornate.

Spesso è evidente la sensazione di inadeguatezza anche della risposta della struttura sociale alla necessità di aiuto, e ancora spesso il percorso personale è agevolato da percorsi paralleli di consapevolezza e conoscenza talvolta intrapresi dai familiari. 






San Patrignano, 18 febbraio 2022.

Veronica, venticinque anni, tre anni di percorso, in uno spazio verde della comunità.

Veronica è entrata a San Patrignano la notte del ventiquattro dicembre. Aveva saputo dagli assistenti sociali della tradizione della comunità di ammettere chi attendesse davanti ai cancelli nella Vigilia di Natale.

Ogni singolo momento i residenti affrontano i propri limiti, paure e fragilità.

Gli ospiti vivono il proprio percorso di tre anni con la propria intensità e la propria sensibilità. A volte le crisi interiori, che possono trasformarsi in rifiuto delle dinamiche comunitarie, sembrano insormontabili. • 









 


San Patrignano, 11 settembre 2021.

Elena, ventitré anni, due anni di percorso.

“Il cuore del problema non è la droga, né la crisi di astinenza: è l’essere umano con le sue paure”.

Vincenzo Muccioli,  fondatore di San Patrignano







San Patrignano, 16 aprile 2022.

Alcuni residenti sono ritratti attraverso l’acquario della sala da pranzo della comunità.

Vivere nella comunità è un’esperienza totalizzante.

Anestesia vigile controllata. Queste le parole con cui spesso riassumo la sensazione che si prova vivendo a San Patrignano.

A volte la realtà è così dura da affrontare che è necessario escluderla dal campo visivo, disconnettersi dal passato e raccogliere le forze per ricominciare.

Nella dimensione protetta della comunità, per tutta la durata del percorso, che di norma dura tre anni, si ha la possibilità di utilizzare le proprie energie quasi esclusivamente per cercare dentro se stessi il baricentro del proprio equilibrio. • 






Era il 16 febbraio 2021 quando sono entrata  a San Patrignano. Non sapevo bene cosa mi aspettasse, o forse, in realtà, non mi interessava nemmeno.

Quello che cercavo era solo un posto dove poter riposare, un cuscino comodo su cui appoggiarmi e poter finalmente chiudere gli occhi e respirare, per un momento, esausta e sfatta di quelle poche emozioni che ancora riuscivo a provare.

Un libro vuoto, così mi sentivo tutte le volte che mi guardavo allo specchio e realizzavo ciò che ero diventata.




Poi un giorno ho capito che non sarebbe stato così.

Che a San Patrignano non avrei trovato un posto in cui riposare, un cuscino su cui appoggiarmi, ma una montagna. Una montagna da scalare, tortuosa e piena di ostacoli.

Io non volevo affrontarli quegli ostacoli, avrei voluto schivarli tutti perché troppo difficili, troppo ingombranti… ostacoli che hanno preso la forma di mostri, fatiche e incertezze.

Per la prima volta nella vita ho deciso di scavare dentro me stessa, ho lasciato entrare quei mostri che tanto odiavo e tanto cercavo di reprimere prendendoli per mano per accoglierli tutti.

Così come hanno fatto con me. Ho scoperto una persona piena di fragilità, di paure e speranze.

E ho capito che andava bene così.

Ora quello specchio è diventato molto di più… accettazioni e consapevolezze. Amore per me stessa e per la vita.  
Elisa Mattiuzzi




San Patrignano, 27 dicembre 2022.

Sara, 19 anni e 3 mesi nella comunità.

La maggior parte del tempo Sara sorride e ride con gli altri ospiti. Ma basta un attimo, un’immagine, una parola per commuoverla.

“Per favore, scattami una foto ogni volta che vieni. Voglio che mia madre veda come sto cambiando”.

Per circa un anno, le lettere rappresentano l’unico contatto con il mondo esterno. Non ci sono limiti al numero di lettere che ognuno può ricevere ed inviare.

Una lettera, specialmente all’inizio del percorso di riabilitazione, può essere destabilizzante, al punto di mettere in discussione il percorso stesso o, d’altra parte, può rappresentare una iniezione di energia, l’energia necessaria a cercare di trovare se stessi.

Ci sono spesso relazioni umane da ricostruire, o almeno da comprendere, soprattutto all’interno della famiglia. • 


San Patrignano, 25 marzo 2022.

Kevin, 24 anni, sta cambiando le bende a Biba,  un cane di 9 anni, nell’ambulatorio del canile.

Ogni persona arriva a San Patrignano come un individuo, spesso in un isolamento difensivo che può sembrare surreale.

Il dolore non ha unità di misura.

Ogni persona a proprio modo, con i propri ritmi, può riuscire ad apprezzare, forse alla fine del percorso, l’importanza di prendersi cura delle proprie e delle altrui emozioni. • 





San Patrignano, 24 settembre 2021. 

Da sinistra: Roomy, Elena, ventitré anni,  Elisa, ventisei anni, e Martina, ventisei anni,  nel campo gara.

Attraverso le dinamiche di comunità si può acquisire la consapevolezza che solo chi vuole essere aiutato può esserlo. La consapevolezza necessaria per imparare a chiedere aiuto e allo stesso tempo accettare la frustrazione di non essere abbastanza per gli altri.

Gli ospiti sono sempre incoraggiati ad emanciparsi dall’ambiente, nel rispetto degli altri. L’indipendenza necessaria per vivere in gruppo senza esserne sopraffatti. •



 


Nata nel 1972, ho una formazione tecnica. Il mio attuale percorso fotografico inizia nel 2016, dopo una lunga pausa dai pomeriggi adolescenziali in camera oscura.

La mia fotografia è un atto politico. Guidata da principi che tutelano i diritti umani, mi occupo di fotografia documentaria e di questioni sociali, con progetti principalmente a lungo termine.

Ritengo che fotografare sia invadere. Trovare ogni volta l’equilibrio tra il rispetto e la volontà di conoscere, tra il ricevere e il dare, è essenziale.

È un processo circolare, lento e lungo. Ricerca, scrittura, elaborazione dei dati, testimonianze dei soggetti e contributi di esperti sono parte dei miei progetti fotografici e mi portano, non di rado, a modificarne i percorsi.

Elisa Mariotti

elisamariotti72@gmail.com
www.elisamariotti.com