Carmen

Carmen è un ritratto crudo della realtà sessista di un Paese che ha ancora molta strada da fare. L’anno 2020 è stato particolarmente duro per quelle donne che hanno subito violenza di genere, costrette a convivere con i loro aggressori 24 ore su 24 a causa del confinamento imposto dal Covid-19. Attraverso questo progetto fotografico (di cui qui si pubblica una selezione di nove fotografie) si viaggia attraverso i 12 mesi dell’anno con 12 ricostruzioni di omicidi reali dovuti alla violenza di genere. Questi ritratti combinano informazioni reali provenienti da diverse scene del crimine con ambientazioni e attori immaginari che aiutano a ricreare le scene.







Questo progetto nasce dalla mia esperienza familiare e dalla mia formazione come criminologa e fotografa, unendo intenti sociali e scopi artistici. È un progetto viscerale che mostra crudamente la violenza di genere nella sua forma più estrema, portata al limite. Le fotografie seguono la struttura del vecchio ritratto di famiglia, che fa parte dellimmaginario collettivo, con il padre in posa accanto alla moglie, solitamente seduta. Lintento di questa struttura è quello di sovvertire lideale familiare che spesso gli autori di abusi presentano al mondo esterno, lontano dalla realtà legata alla violenza in cui vivono.







Lobiettivo è smantellare questa facciata ipocrita dellaggressore con un ritratto in stile conservatore che si riferisca anche al luogo a cui tali atteggiamenti e comportamenti appartengono. Invertendo i ruoli di vittima e carnefice, proteggendo l’identità della prima ed esponendo il secondo il più possibile, invertiamo la tendenza morbosa dei media nel coprire questo tipo di crimini. In genere, la vita della vittima è esposta nel dettaglio, mentre l’identità dell’aggressore rimane nascosta e protetta. Con l’illuminazione flash che ricorda la fotografia della polizia sulle scene del crimine e l’elaborazione delle immagini in stile analogico, si crea un’atmosfera di fotografia vecchia e stantia che dà significato al progetto. La premessa delle fotografie è quella di turbare e invitare lo spettatore a riflettere, mostrando brutalmente questa violenza che rimane ancora oggi una piaga sociale da combattere. Attraverso queste immagini, l’uomo abusante viene mostrato anche per quello che è: ignorante, primitivo e detestabile.
















Il progetto Carmen è stato esposto a: El Mirallet (Granollers) 2021, Ajuntament di Sant Antoni de Vilamajor 2022, Ateneu Popular La Malgirbada (Granollers) 2022, Can Jonch - Centro di Cultura per la Pau (Granollers) 2023.

Sono nata a Granollers, nella provincia di Barcellona, e attualmente vivo a Barcellona. Sono cresciuta in una famiglia operaia e di sinistra; la mia coscienza di classe, insieme a una prospettiva femminista, influenza profondamente il mio lavoro artistico. Attraverso la fotografia documentaristica, affronto questioni sociali, aggiungendo un aspetto analogico alle immagini che conferisce un senso di naturalezza e crudezza ai soggetti che rappresento.

Con i miei progetti, cerco di rendere visibili e mettere in discussione i problemi sociali reali e di attualità, concentrandomi sulle esperienze e le lotte delle donne da una prospettiva intersezionale e LGBTIQA+. L’intenzione della mia fotografia è generare riflessioni nello spettatore, facendolo sentire coinvolto da ciò che sta osservando. Il mio lavoro è uno strumento di resistenza e una voce per tutti coloro che possono vedersi riflessi nelle mie fotografie, quelli di noi che sono spesso messi a tacere e messi da parte. È uno strumento che serve a spostare le questioni dai margini al centro, dando loro l’importanza che meritano. Il mio obiettivo è che ogni immagine serva da specchio della nostra società, confronti lo spettatore con la sua realtà e funga da seme per la trasformazione collettiva. Lo sviluppo di progetti personali si è concentrato principalmente sulla critica sociale da una prospettiva femminista. Ho studiato fotografia presso l’EASD Serra i Abella, lavorando parallelamente con Mariano Herrera.

Nerea Gastón

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