Ottimismo

Chiedevamo a Babbo Natale che facesse finire la fame in Biafra e la guerra in Vietnam e in Cambogia. Oggi, a tutte le età, siamo più realisti: abbiamo smesso di sognare e il Biafra ci siamo scordati dove sia. Il matrimonio è tornato di moda e in Cambogia ci si va in viaggio di nozze. Più realisti e ottimisti oltre ogni ragionevole dubbio che ci prende all’indomani di qualche terribile tragedia che comunque prova a turbare la nostra tranquillità. L’entusiasmo è un segno distintivo del carattere e andrebbe indicato sulla carta d’identità: capelli brizzolati, occhi verdi, occhiali. Ottimista.
Soprattutto se sei – o credi di essere – uno scienziato. Come diceva la mia tata (così si diceva una volta), “ti deve anda’ l’acqua pe’ l’orti”. Era di famiglia contadina, dalle parti di Olevano Romano. Là, ora non son più contadini, tutti vignaioli: terroir calcareo, marne miste ad argilla. Precipitazioni abbondanti (l’acqua pe’ l’orti) e al momento giusto, così nasce il Cesanese del Piglio. Vulcanico, come ogni scienziato che si rispetti e che non perde occasione per dimostrarlo, a partire da quando scrive.
Rispetto al 1980, la presenza di parole positive nelle pubblicazioni scientifiche è aumentata di 880 volte (sì, hai letto bene: 880 volte). Tutto è più robust, novel, innovative e unprecedented. Viene il sospetto si tratti di parole nuove, perché ricorrono con una frequenza maggiore fino al 15.000 per cento. Lo studio pubblicato sul BMJ a firma di quattro clinici olandesi lascia pochi dubbi1: si scrive (e si pubblica) per ottenere denaro e, sinceramente, daresti mai dei soldi ad un pessimista? Soprattutto perché i finanziamenti alla ricerca quasi mai sono un regalo, ma un prestito che deve ritornare con gli interessi.
Tutto è una gran figata, insomma. Soprattutto – e questo è davvero sorprendente – se ci si muove in ambiti dove l’ottimismo dovrebbe essere un ingrediente raro. Come l’oncologia, per esempio. L’uso dei superlativi è ormai un obbligo per l’oncologo e gran parte delle nuove “terapie” è descritta con aggettivi che non lasciano dubbi sulla possibilità di un esito favorevole: farmaci breakthrough o revolutionary2. Novità game changer, anche se non si spiega mai chiaramente quale gioco sia destinato a cambiare e per chi. Tra i rischi, anche quello che l’ottimismo condizioni il medico innescando il Lake Wobegon Effect3: si espone il paziente nell’ultimo periodo di vita a interventi sanitari inutili o poco utili, talvolta invasivi, spesso gravati da importanti effetti indesiderati.
Quel genio di Kurt Vonnegut scriveva: “Volevo che tutto avesse un senso, così che ognuno potesse essere felice, sì, anziché angosciato. E ho inventato bugie che si incastrassero per benino e ho reso un paradiso questo mondo così triste”4. E se fosse la moda per la medicina narrativa ad aver condizionato il medico?
Ldf
luca.defiore@pensiero.it 

1. Vinkers CH, Tijdink JK, Otte WM. Use of positive and negative words in scientific PubMed abstracts between 1974 and 2014: retrospective analysis. BMJ 2015; 351: h6467.
2. Abola MV, Prasad V. The use of superlatives in cancer research. JAMA Oncol. Published online October 29, 2015. doi:10.1001/jamaoncol.2015.3931.
3. Wolf JH, Wolf KS. The Lake Wobegon effect: Are all cancer patients above average? The Milbank Quarterly 2013; 91: 690-728. doi:10.1111/1468-0009.12030.
4. Vonnegut K. A man without a country. New York: Seven Stories Press, 2005.